AGI - In un calcio dai calendari sempre più intasati, resta un'impresa da celebrare quella di Soren Lerby, il centrocampista che il 13 novembre 1985 scese in campo nello stesso giorno con la Danimarca e con la sua squadra di club, il Bayern Monaco. All'epoca le partite delle nazionali non erano sempre allineate alle soste nelle competizioni domestiche e così Lerby si trovò a essere convocato sia dalla sua nazionale (per la quale segnò in totale 10 gol in 67 presenze) che dai bavaresi. Quel pomeriggio Lerby scese in campo con la Danimarca a Dublino contro l'Irlanda, nell'ultima partita delle qualificazioni ai mondiali del 1986.
Ai danesi bastava un pareggio per avere la certezza di staccare il pass per il Messico. Così l'allora general manager del Bayern, Uli Hoeness, invitò Lerby a giocare anche per il suo club, impegnato poche ore dopo a Bochum per gli ottavi della Coppa di Germania.
Il jet privato e la corsa contro il tempo
"Mi chiese 'non potresti domandare al ct Sepp Piontek di lasciarti in campo solo 45 minuti o anche meno?'", ha rievocato Lerby, oggi 67enne, intervistato dalla Bbc, "poi ti vengo a prendere con un jet privato e ti porto a Bochum". "All'epoca ero nella forma migliore della mia vita e non mi sembrò una cosa folle", ha aggiunto. Il problema fu che all'intervallo Irlanda-Danimarca era sull'1-1 e il ct danese non volle sostituire Lerby anche perché all'epoca erano ammesse due sole sostituzioni. "Uli Hoeness era a bordo campo quando mi vide rientrare per il secondo tempo e mi fulminò chiedendomi cosa stesse succedendo perché l'aereo era in attesa", ha raccontato l'ex centrocampista, "non volli più guardarlo perché sapevo che faccia mi avrebbe fatto". Solo dopo che Michael Laudrup e John Sivebaek portarono la Danimarca sul 3-1, al 58mo minuto, Lerby venne richiamato in panchina e, dopo una rapida doccia che fece ulteriormente arrabbiare Hoeness, salì sull'auto che li scortò in aeroporto. La corsa contro il tempo incontrò un nuovo ostacolo dopo l'atterraggio all'aeroporto di Dusseldorf perché le code per raggiungere lo stadio di Bochum, in centro città, erano lunghissime. "Sono saltato giù dall'auto e ho corso per quattro chilometri", ha rievocato Lerby, "un bel riscaldamento per la partita".
Dalla panchina alla vittoria della coppa
Arrivato nello spogliatoio, il centrocampista scoprì che l'allenatore Udo Lattek aveva già consegnato la distinta con le formazioni e lui era tra le riserve. "Ero molto deluso perché volevo giocare dall'inizio", ha spiegato, "ma entrai nella ripresa e poi giocai i tempi supplementari che si conclusero sul 2-2". Lerby si sarebbe rifatto nella ripetizione della sfida in cui segnò nel 2-0 che valse al Bayern i quarti di una Coppa che avrebbe poi vinto battendo in finale lo Stoccarda. "Mi ricordo che mi presi una birra dopo la partita in un bar dopo la partita a Bochum e pensai: 'Hai fatto un buon lavoro'", ha raccontato Lerby, "ma questo era tutto, non mi sembrava una grande impresa". Due anni dopo Hoeness chiede anche all'attaccante gallese Mark Hughes a gioc







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