L'omicidio di Willy alla Festa del cinema, "morto per un gesto di umanità"

1 mese fa 27

"Cosa avrà fatto Willy prima di morire? Cosa avranno fatto i suoi assassini? Forse sono andati al lavoro, avranno mandato un messaggio agli amici. Mi è sembrato tutto così normale. Non è una storia di criminali, ma una storia di ragazzi". Così il regista Vincenzo Alfieri racconta all'AGI la genesi del suo nuovo lavoro, '40 secondi', ispirato alla storia del giovane ucciso nel 2020 a Colleferro mentre cercava di difendere un amico.

Il film passa oggi in concorso alla Festa del cinema di Roma e, come spiega lo stesso regista, "nasce dal libro-inchiesta di Federica Angeli e racconta il peso dell'indifferenza, quella che Willy Monteiro Duarte non ha avuto quando ha visto due ragazzi discutere e per questo suo gesto di umanità ha perso la vita".

Alfieri racconta di aver voluto fotografare le ventiquattro ore precedenti all'omicidio, tutti i pezzi di un puzzle che si incastra con la sua terribile morte: "Io non vedo Willy come un eroe, ma come un essere umano splendido, uno che non rimane indifferente", spiega. "Spero che il film venga proiettato anche nelle scuole, perché parla ai giovani. Può riuscirci anche grazie ad attori come Francesco Di Leva, che lavora molto con i giovani. Credo che la storia di Willy possa davvero arrivare al cuore delle nuove generazioni", aggiunge.

Le ispirazioni del regista

Alfieri confessa di aver sempre pensato a quest'opera come a un film, non a una serie nonostante la scelta dei vari punti di vista dei protagonisti raccontati in episodi sia stata utilizzata recentemente in 'Avetrana - Questa non è Hollywood': "Le mie ispirazioni vengono da 'Magnolia' o 'Elephant Man', film in cui i personaggi sembrano lontani ma poi si incontrano in eventi più grandi di loro".

Il rapporto con la famiglia di Willy

La famiglia di Willy Monteiro non è stata coinvolta nella sceneggiatura e per scelta è voluta rimanere distante dai riflettori. "All'inizio ho provato ad avvicinarli, quasi per chiedere loro il permesso di andare avanti - spiega - ma mi hanno detto con grande gentilezza che non ce la facevano più: da cinque anni subiscono processisovraesposizioni, giornalisti sotto casa".

Poi aggiunge: "La cosa più bella però è stata quando la sorella di Willy è venuta sul set, ha voluto leggere la sceneggiatura, vedere il film e poi mi ha abbracciato dicendomi: 'Hai fatto un bel film'. È stato il regalo più grande".

Justin De Vivo è Willy: un ruolo di grande responsabilità

A interpretare Willy è Justin De Vivo, che all'AGI confida l'emozione di un ruolo così intenso: "Interpretare Willy è stata una grandissima responsabilità. Era un ragazzo con sognivalori e una grande umanità. Quando successe la tragedia avevo pochi anni, ma ricordo di averne sentito parlare al telegiornale e di essere rimasto allibito. Raccontare oggi la sua storia è stato emozionante e importante. Mi ha fatto sentire parte di qualcosa di grande, e devo ringraziare Vincenzo per avermi dato questa possibilità".

Francesco Di Leva: il carabiniere Ludovico, tra autorità e umanità

Nel film invece Francesco Di Leva interpreta Ludovico, il carabiniere del paese: "In un piccolo centro l'autorità non è solo una figura di potere - spiega - ma anche un amico, una persona normale. Ho cercato di farmi attraversare da questa normalità. In un paese non esiste 'il carabiniere', esiste Ludovico. Tutti si conoscono, e questo permette di creare un legame autentico. Quando Ludovico scende e trova il corpo di Willy - prosegue - non è solo un uomo in divisa, è un padre che deve dire al figlio 'vattene sopra'. È la reazione di un genitore di fronte a una tragedia che tocca anche la propria famiglia".

Francesco Gheghi e Enrico Borrello: documentazione e intesa profonda

Anche Francesco Gheghi, giovane stella del cinema italiano premiato anche all'ultimo Festival di Venezia, si è avvicinato alla vicenda con rispetto e consapevolezza: "Non abbiamo parlato con i protagonisti reali - spiega all'AGI - ma ci siamo documentati molto, tra videoarticoli e testimonianze. Conoscevo già bene la storia e non sono mai rimasto indifferente davanti a ciò che era successo. Quando tragedie così colpiscono ragazzi come noi, non puoi non sentirti coinvolto". Gheghi ha lavorato fianco a fianco con Enrico Borrello, con cui ha costruito un'intesa profonda: "Senza Enrico non avrei fatto questo film. O almeno, non l'avrei fatto così bene".

Il legame tra i personaggi e l'ironia nel dramma

Il legame tra i due attori si riflette nei rispettivi personaggi, come racconta Enrico Borrello: "Con Francesco c'è stata subito sintonia. È stato un lavoro di relazione, di ascolto reciproco. I nostri personaggi vivono un'ambiguità profonda: ognuno usa l'altro per i propri scopi, ma nasce anche una complicità, quasi una fratellanza". "Nel film - aggiunge - c'è ironia, e non è un caso. L'ironia è umana, fa parte della vita anche nei momenti più drammatici. Abbiamo cercato di restare fedeli a questo, alla verità della vita".

Beatrice Puccilli: Michelle, il punto di vista femminile

Nel cast anche Beatrice Puccilli, interprete di Michelle, figura chiave della vicenda: "Michelle è il detonatore della storia, ma anche l'unico punto di vista femminile - spiega -. È importante perché restituisce equilibrio e una prospettiva diversa, più sensibile ma anche più lucida. Porta nel racconto un'umanità che aiuta a comprendere meglio tutto ciò che accade".

 

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