AGI - L'Italia è sempre più vecchia e i nati continuano a diminuire mentre aumentano i cittadini stranieri. Un'Italia dove si vive di più ma si riducono gli anni vissuti in buona salute e ci si cura di meno a causa delle liste d'attesa troppo lunghe e gli esami costosi, dove ci si sposa di meno e si ricorre molto di più alla fecondazione assistita.
È la fotografia del Paese scattata dal Rapporto annuale 2025 dell'Istat, dal quale emerge anche il persistere di divari nel campo delle competenze digitali e dell'istruzione rispetto al resto dell'Ue - benché vi siano dei miglioramenti - e del gap nel tasso di occupazione tra uomini e donne, oltre alla frattura tra Nord e Sud non ancora del tutto sanata.
Il lavoro e l'economia
A compensare le ombre, un'economia che si dimostra resiliente nonostante le crisi internazionali e le tensioni commerciali a livello globale. Sebbene la crescita del Pil nel 2024 sia stata moderata e inferiore a quella di Francia e Spagna, il +0,7% dell'Italia si colloca ben al disopra della performance della (ex?) locomotiva d'Europa, la Germania, che per la seconda volta consecutiva ha chiuso l'anno in contrazione (-0,2%).
Il mercato del lavoro, in particolare, mostra lo scenario più promettente, con l'occupazione che ha continuato a espandersi (+1,5% nel 2024, con 23,9 milioni di occupati), trainata dai posti di lavoro stabili, e il potere di acquisto dei salari che ha visto un parziale recupero. Tuttavia, come rileva l'Istat, il tasso di occupazione resta sotto la media Ue e l'Italia continua a scontare un ritardo nella dotazione di capitale umano qualificato, che si riflette anche in una minor capacità di adozione delle tecnologie digitali che richiedono competenze specializzate.
Ancora sul versante delle buone notizie, nel 2024 l'inflazione italiana è stata tra le più contenute a livello Ue (1,1%), anche se ha visto una moderata ripresa nei primi mesi del 2025. Inoltre, nell'anno appena trascorso sono migliorati in misura consistente i saldi del bilancio pubblico, soprattutto grazie alla riduzione degli oneri del Superbonus, benché il debito pubblico sia cresciuto lievemente. Per la prima volta dal 2019, il saldo primario è stato positivo (da -3,6% a +0,4% del Pil), e l'indebitamento netto è sceso dal 7,2% al 3,4% del Pil (78 miliardi di euro).
Energia e green
Sul fronte ambientale, dal 2005 al 2024 l'Italia ha triplicato la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, soprattutto il fotovoltaico, anche se rimane ancora indietro rispetto ai maggiori Paesi europei. È, insomma, un Paese solido economicamente e in trasformazione dal punto di vista sociale e demografico quello che emerge dal rapporto dell'Istat. All'1 gennaio 2025, la popolazione residente in Italia è pari a 58 milioni 934mila unità, in lieve diminuzione (-0,6 per mille) rispetto al 1 gennaio 2024. Prosegue il processo di decremento della popolazione, in atto dal 2014 e ormai strutturale. Il calo della popolazione riflette la dinamica naturale negativa.
Demografia e sanità
Il numero di decessi (651mila nel 2024) è superiore a quello delle nascite (370mila), generando un saldo naturale pari a -281mila unità. La dinamica migratoria compensa in parte il deficit dovuto al saldo naturale negativo. Nel 2024 le immigrazioni dall'estero (435mila) sono state più del doppio delle emigrazioni (191mila) e il saldo migratorio è pari a +244mila unità. Ma se si vive di più si riducono gli anni vissuti in buona salute. E ci si cura di meno a causa di liste d'attesa troppo lunghe ed esami costosi.
Nel 2024, rileva l'Istat, 1 persona su 10 (9,9%) ha rinunciato a visite o esami specialistici, principalmente a causa delle lunghe liste di attesa (6,8%) e per le difficoltà nel pagare le prestazioni sanitarie (5,3%). La rinuncia alle prestazioni sanitarie è in crescita sia rispetto al 2023 (7,5%), sia rispetto al periodo pre-pandemico (6,3% nel 2019), soprattutto per l'aggravarsi delle difficoltà di prenotazione. Sempre sul fronte demografico, la diminuzione della mortalità nel 2024 (-3,1% sul 2023) ha contribuito all'aumento della speranza di vita alla nascita.
Per gli uomini raggiunge gli 81,4 anni e per le donne 85,5, quasi cinque mesi di vita in più rispetto al 2023, superando i livelli pre-pandemici. L'invecchiamento della distribuzione delle donne in età feconda è correlato con un crescente ricorso, negli anni più recenti, alla procreazione medicalmente assistita (Pma): tra 2005 e 2022 il numero dei trattamenti è cresciuto del 72,6% e il tasso di successo è raddoppiato (passando dal 16,3% al 32,9%).
Scuola e istruzione
Nel campo dell'istruzione l'Italia deve ancora recuperare il divario con il resto dell'Ue. Nel 2023, solo il 65,5% dei 25-64enni possiede almeno un diploma di scuola secondaria superiore, contro il 79,8% della media UE27. Il divario è ancora più ampio sul fronte dei laureati: appena il 21,6% in Italia, a fronte del 35,1% nella media europea e quote doppie in Francia e Spagna.
Allo stesso tempo, non si ferma la fuga di giovani cervelli all'estero. Nel 2023 si è registrato un nuovo slancio degli espatri di giovani laureati, 21mila ragazzi tra 25 e 34 anni (+21,2% sul 2022). E i rientri in patria di giovani laureati sono contenuti, pari a 6mila unità, e in calo (-4,1% sul 2022).
Le famiglie italiane
Cambia anche la fisionomia della famiglia. Negli ultimi 40 anni i matrimoni hanno registrato una progressiva e continua diminuzione, al netto di brevi oscillazioni congiunturali, dovuta alla riduzione delle generazioni più giovani per via della denatalità persistente e a un cambiamento radicale nelle scelte familiari. Crescono poi le nuove forme familiari: le unioni libere (oltre 1 milione e 700mila) e le famiglie ricostituite coniugate (840mila) insieme rappresentano quasi una famiglia su 10. Le unioni libere sono ormai diffuse tra celibi e nubili, che rappresentano circa due terzi dei casi, come alternativa o fase precedente al matrimonio.