Istat: Italia indietro su istruzione e formazione, diplomati e laureati sotto la media Ue

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AGI - In Italia si registrano condizioni di benessere economico peggiori rispetto alla media dell'Unione europea. Nel 2024 il rischio di povertà nel nostro Paese è al 18,9%, superiore alla media Ue27 (16,2%), e la disuguaglianza del reddito netto è anche più alta (5,5% Italia contro 4,7% Ue27). Lo rileva il rapporto Bes 2024 sul Benessere equo e sostenibile diffuso dall'Istat.

Tuttavia, si legge nel rapporto, il sovraccarico del costo dell'abitazione colloca l'Italia in vantaggio, 3,1 punti percentuali al di sotto della media europea (8,2%): ciò avviene anche per gli indicatori relativi alla deprivazione materiale e sociale e alla difficoltà ad arrivare a fine mese.

Reddito e disuguaglianza: i dati Istat

Nel 2024, il reddito disponibile lordo pro capite aumenta del 2,7% in termini nominali rispetto all'anno precedente, a fronte di un tasso di inflazione che rallenta, attestandosi all'1%. Migliora nel lungo periodo l'indice di disuguaglianza del reddito netto: il rapporto fra il reddito del 20% della popolazione con il reddito più alto e quello del 20% con il reddito più basso si riduce da 5,8 nel 2014 a 5,5 nel 2023. Nell'ultimo decennio diminuisce, non in modo costante, l'indicatore di sovraccarico del costo dell'abitazione: nel 2024 è difficilmente sostenibile per il 5,1% della popolazione (era 8,5% nel 2014). Significativo anche il miglioramento dell'ultimo anno rispetto al precedente (-0,8 punti percentuali). Nel 2024 il rischio di povertà (18,9%), la grave deprivazione materiale e sociale (4,6%), la deprivazione abitativa (5,6%) e il vivere in famiglie a bassa intensità di lavoro (9,2%) non mostrano variazioni significative, né rispetto all'anno precedente, né negli ultimi 10 anni.

Povertà assoluta e percezione economica

L'incidenza della povertà assoluta peggiora nel lungo periodo: dal 2014 (6,9%) cresce costantemente, ad eccezione del 2019 (7,5%), anno in cui è diminuita per effetto congiunto del Reddito di cittadinanza (che ha sostituito il Reddito di inclusione) e del miglioramento dei livelli di spesa delle famiglie meno abbienti. Nel 2022 l'incidenza torna a crescere (9,7%), in larga misura per la forte accelerazione dell'inflazione che colpisce in maniera più dura le famiglie meno abbienti. Negli anni successivi è sostanzialmente stabile: 9,7% nel 2023 e 9,8% nel 2024. La percezione delle famiglie per la propria situazione economica non presenta una tendenza univoca nel lungo periodo: diminuisce costantemente dal 34,8% del 2016 al 25,8% del 2019 la percentuale di famiglie che dichiarano che la propria situazione economica è peggiorata o molto peggiorata rispetto all'anno precedente; con la crisi sanitaria la tendenza si inverte e la percezione peggiora fino al 2022 (35,1%); dal 2023 torna a migliorare e diminuisce significativamente nell'ultimo anno (33,9% nel 2023, 29,5% nel 2024), pur mantenendosi superiore ai livelli pre-pandemici.

La quota di persone che dichiarano di arrivare a fine mese con grande difficoltà mostra una tendenza positiva nel lungo periodo: dal 2014 il fenomeno è in costante diminuzione, seppur con qualche oscillazione contingente, fino a raggiungere nel 2024 circa un terzo del valore iniziale (17,9% nel 2014, 5,8% nel 2024). Tuttavia, è l'unico indicatore a peggiorare nel breve periodo (+0,3 punti percentuali rispetto al 2023).

Mercato del lavoro

Rispetto al contesto europeo, l'Italia presenta "significativi svantaggi" nel mercato del lavoro, con un tasso di occupazione al 67,1%, 8,7 punti sotto la media Ue27: il divario si accentua tra le donne, tra le quali il tasso scende al 57,4% in Italia (70,8% Ue27). Particolarmente elevata è anche la forbice tra le persone che lavorano in part-time involontario (8,5% Italia; 3,2% Ue27) soprattutto tra le lavoratrici (13,7% Italia; 4,8% Ue27). 

Speranza di vita e salute in Italia

Nel 2024 la speranza di vita alla nascita raggiunge un nuovo massimo con 83,4 anni (85,5 per le donne e 81,4 anni per gli uomini). È stabile rispetto al 2023 e molto maggiore del 2014 (82,6 anni). In Europa, l'Italia è in posizione favorevole: la speranza di vita alla nascita supera di oltre 2 anni quella media dei 27 Paesi Ue. Tuttavia la speranza di vita in buona salute scende a 58,1 anni, rispetto ai 59,1 anni del 2023 e ai 58,6 anni del 2019. Su questo calo pesa il peggioramento della percezione di buona salute (pari a 67,1% nel 2024, in riduzione di 1,3 punti percentuali dal 2023). Le donne registrano il valore più basso degli ultimi 10 anni: 56,6 anni di vita attesa in buona salute, con un gap di 3,2 anni rispetto agli uomini (59,8 anni). La speranza di vita senza limitazioni nelle attività a 65 anni è di 10,4 anni, in lieve diminuzione rispetto al 2023 (10,6 anni), ma in aumento rispetto al 2014 (9,6 anni). Gli uomini a 65 anni hanno una vita attesa di 19,8 anni, più della metà (54%) da vivere senza limitazioni, mentre le donne si attendono di vivere altri 22,6 anni, di cui meno della metà (46%) senza limitazioni.

Analisi per dominio

Poco più di un terzo (34,3%, 47 indicatori) dei 137 indicatori Bes per i quali è possibile il confronto con l'anno precedente migliora in modo significativo mentre il 26,3% degli indicatori è su livelli peggiori (36) e il 39,4%, la quota più consistente, risulta stabile (54 indicatori).

Il quadro per dominio è "variegato": migliorano 7 indicatori su 13 del dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, ma allo stesso tempo 5 peggiorano; il dominio Qualità dei servizi si divide tra 6 indicatori in miglioramento e 6 in peggioramento sui 16 totali; migliorano circa la metà degli indicatori di Istruzione e formazione. In Sicurezza e Politica e istituzioni si osserva la maggiore quota di indicatori in peggioramento nell'ultimo anno. Nel lungo periodo il quadro è più positivo: oltre la metà degli indicatori migliora (70 su 128), solo 16 peggiorano, mentre per un terzo di essi non è possibile individuare una tendenza univoca. Tutti gli indicatori di Sicurezza migliorano, come anche oltre i tre quarti degli indicatori di Innovazione, ricerca e creatività, Politica e istituzioni e Benessere soggettivo. Nel dominio Relazioni sociali si rileva la maggiore quota di indicatori in peggioramento (4 su 9).

Istruzione, formazione e ricerca: i gap europei

Il rapporto rivela infine che l'Italia "è al di sotto della media Ue27" per alcuni indicatori del dominio 'Istruzione e Formazione', con solo il 31,6% dei 25-34enni laureati, contro il 44,1% nell'Ue27, e il 66,7% delle persone di 25-64 anni che hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado (80,5% Ue27). "Nonostante i miglioramenti, il confronto con i Paesi europei pone l'Italia nelle ultime posizioni per diplomati e laureati - si legge nel rapporto - nell'Ue27 ha un titolo di studio terziario il 44,1% delle persone di 25-34 anni, 12,5 punti percentuali in più rispetto alla quota in Italia e ha almeno il diploma l'80,5% delle persone di 25-64 anni, 13,8 punti percentuali in più rispetto all'Italia". Sul fronte dell'innovazione e della ricerca, inoltre "l'Italia investe meno in ricerca e sviluppo (1,37% del Pil, contro il 2,22% dell'Ue27)", si legge nel rapporto, e "la percentuale di lavoratori con formazione universitaria nelle professioni scientifico-tecnologiche è inferiore di 7,4 punti rispetto alla media europea (26,7% Italia vs 34,1% Ue27)".

 

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