Il nuovo approccio per contrastare la salmonella

15 ore fa 6

AGI - Si chiama C26, è un nuovo patobloccante che potrebbe contrastare precocemente le infezioni da Salmonella. A descriverlo sulla rivista Science Advances, gli scienziati del Cluster of Excellence "Controlling Microbes to Fight Infections" (CMFI) dell'Università di Tubinga e del Centro tedesco per la ricerca sulle infezioni (DZIF).

Il team, guidato da Samuel Wagner e Abdelhakim Boudrioua, ha scoperto una sostanza in grado di arrestare precocemente il processo di infezione. La Salmonella, spiegano gli esperti, è un batterio che inietta proteine nelle cellule del tratto gastrointestinale, all'interno del quale si moltiplica. I batteri vengono solitamente ingeriti con alimenti contaminati, e possono causare gravi infiammazioni gastrointestinali e persino infezioni sistemiche.

Il gruppo di ricerca ha scoperto che la sostanza C26 inibisce l'iniezione di proteine effettrici e potrebbe essere sviluppata come farmaco per combattere le infezioni da Salmonella. Questo agente patogeno, in effetti, ha sviluppato molteplici meccanismi di resistenza agli antibiotici che ne inibiscono la crescita o uccidono i batteri. C26 agisce prima che i batteri penetrino nei tessuti.

"Questo consente un effetto specifico e mirato - afferma Wagner - per cui le probabilità di sviluppare resistenza sarebbero notevolmente più basse rispetto a quanto osservato finora"

"Abbiamo eseguito numerosi test - aggiunge Boudrioua - e abbiamo scoperto che C26 potrebbe interrompere precocemente il processo di infezione da Salmonella a livello del regolatore centrale HilD. Questa sostanza sembra avere un effetto specifico sul patogeno e non interferisce con il microbioma umano benefico". Nei prossimi step, il gruppo di ricerca spera di sviluppare un farmaco adatto al trattamento delle infezioni da Salmonella.

"Si tratta di un percorso ancora molto lungo - conclude Karla Pollmann, presidente e vice-cancelliera dell'Universita' di Tubinga - ma potremmo realizzare patobloccanti destinati non solo all'uso umano, ma anche per la medicina veterinaria. A differenza degli antibiotici, che danneggiano in molti modi anche la flora batterica intestinale utile ai pazienti, queste sostanze non dovrebbero avere effetti negativi sull'organismo e sul suo microbioma". 

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