IA in azienda: molta fiducia, poca pratica. Il grande divario tra dirigenti e dipendenti

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AGI - Cresce la fiducia nell’intelligenza artificiale all’interno delle imprese, ma la sua adozione effettiva resta limitata. È il paradosso che emerge da una ricerca internazionale commissionata da Jabra, condotta su oltre seimila persone tra decision maker e dipendenti in vari Paesi.

Lo studio mostra come la maggior parte dei dirigenti manifesti entusiasmo verso l’IA - l’85% si dice fortemente interessato e l’84% ne riconosce le potenzialità - ma pochi riescono a tradurre questa fiducia in strategie concrete. L’82% ammette di non avere ancora compreso come applicarla in modo efficace per migliorare l’efficienza del lavoro.

L’ottimismo non basta

L’analisi evidenzia una contraddizione crescente: da un lato, l’IA è vista come leva di innovazione e dall’altro la sua integrazione nelle attività quotidiane è ancora episodica. Molti manager, pur riconoscendo il valore della tecnologia, restano incerti su come introdurla in modo coerente nei processi aziendali. Il risultato è una fase di stallo, in cui si parla molto di intelligenza artificiale ma si agisce poco.

Solo un quarto dei lavoratori la usa davvero

Nonostante la percezione diffusa che l’IA sia già una presenza stabile nei luoghi di lavoro, i numeri raccontano altro: appena il 27% dei dipendenti dichiara di utilizzarla nelle proprie mansioni, una quota pressoché identica a chi la impiega nella vita privata. La maggior parte, dunque, resta ai margini di un cambiamento tecnologico che procede più nelle dichiarazioni che nei fatti.

Senza una strategia chiara e una comunicazione interna efficace, il divario tra l’entusiasmo del management e l’adozione reale da parte della forza lavoro rischia di ampliarsi ulteriormente, riducendo l’impatto dell’innovazione sulla produttività.

Il nodo della formazione

La ricerca mostra inoltre che, sebbene molti dipendenti e dirigenti si dichiarino pronti a collaborare con sistemi di IA, mancano ancora percorsi strutturati di formazione e aggiornamento. Senza un investimento specifico sulle competenze, l’uso della tecnologia rimane frammentario e disomogeneo.

L’adozione consapevole dell’IA, sottolineano gli autori dello studio, dipenderà dalla capacità delle imprese di passare dall’entusiasmo alla pratica: costruendo una cultura digitale condivisa, definendo obiettivi realistici e offrendo strumenti concreti per integrare l’intelligenza artificiale nelle attività di ogni giorno.

In caso contrario, il rischio è quello di un “AI-washing”: parlare di innovazione senza riuscire davvero a metterla al lavoro.

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