AGI - Sessant'anni fa, il simbolo del cane a sei zampe approdava nella piana assolata di Gela, trasformando un piccolo centro siciliano in uno dei cuori pulsanti dell'industria energetica italiana. Era il 10 marzo 1965 quando Eni inaugurava il suo grande polo industriale alla presenza del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, dando vita a un investimento che avrebbe segnato per sempre la storia del territorio. Per celebrare questo importante anniversario, è stato organizzato l'evento "60 e oltre. Sessant'anni di attività e di trasformazione a Gela. 1965-2025": una giornata dedicata alla memoria e alla visione, con la partecipazione di protagonisti del passato e del presente, per raccontare non solo l'evoluzione industriale, ma anche quella sociale e culturale della città.
Oggi il sito industriale di Gela non è più solo un simbolo del passato, ma rappresenta un nodo strategico nella transizione energetica dell'Italia. Qui si produce biocarburante, si sperimentano tecnologie innovative e si costruiscono le basi per un'energia più sostenibile, concretizzando l'idea di "ponte sull'avvenire" evocata da Saragat 60 anni fa.
Durante la tavola rotonda "Il ruolo del sito industriale di Gela nella transizione energetica dell'Italia a 60 anni dalla sua inaugurazione", moderata da Lucia Nardi (Responsabile Eni Cultura d'Impresa), Marco Petracchini (Presidente Enilive) e Giulio Sapelli (Consigliere Fondazione Eni Enrico Mattei) hanno tracciato un ponte tra passato e futuro. Sapelli ha offerto un intenso affresco storico e strategico: "Mattei, che non si fermava davanti a nulla, aveva una visione unica della ricerca petrolifera e come tutta quella generazione democristiana, vedeva nell'economia mista un fattore di progresso e nel petrolio il motore di quello stesso progresso".
Sapelli ha ricordato come la visione del fondatore dell'Eni puntasse su due punti: competenza e valore delle persone. "Mattei prendeva l'eccellenza ovunque: dall'operaio all'ingegnere - ha spiegato l'economista. Ma l'aspetto fondamentale era che l'Eni aveva un ufficio studi fatto dai più grandi intellettuali dell'epoca. C'era Giorgio Fuà, uno degli economisti più importanti del Novecento, e studiosi come Marcello Colitti. Oggi, la Fondazione Mattei è figlia di quella visione".
Non è mancato, nel suo intervento, un messaggio ai giovani gelesi e, in generale, a tutto il Mezzogiorno: "Leggete e studiate. È il tempo dell'impegno corale. Anche oggi, come una volta, operare in queste terre, come ha fatto Eni, significa affermare il principio di legalità, prendendosi anche dei rischi, ma compiendo una scelta di civiltà".
Marco Petracchini, presidente di Enilive, ha ripercorso il lungo percorso di trasformazione del sito: "Dal 2000 è partito un processo di cambiamento profondo. Avevamo di fronte una sfida: mantenere la capacita' produttiva, e lo abbiamo fatto avviando una trasformazione strutturale importante. Abbiamo investito, migliorato i processi, e cercato di dare una risposta concreta alle sfide del presente e del futuro".
Un cambiamento che ha guardato alle tre dimensioni della sostenibilità: "Economica, sociale e ambientale", scandisce Petracchini, sottolineando come Gela sia oggi "un perno essenziale della transizione energetica dell'Italia".
E sul futuro energetico, ha indicato una direzione chiara:
"Noi abbiamo una leva fondamentale: quella dei biocarburanti. Immaginiamo un percorso di decarbonizzazione del settore dei trasporti, basato su tecnologie avanzate ma anche su senso di appartenenza e lavoro di squadra. Principi fondanti ed elementi distintivi della persona Eni".
E oggi, la Gela del boom economico, delle prime raffinerie e del lavoro operaio, punta a essere anche la città del green, della ricerca, delle collaborazioni con università e startup. Un simbolo di questo cambiamento - hanno sottolineato Walter Rizzi, presidente uscente della bioraffineria di Gela, sostituito dall'ingegnere Luca Alburno, e il sindaco di Gela, Terenziano Di Stefano - è il Macchitella Lab, inaugurato ieri negli spazi dell'ex Casa Albergo Eni: un centro pensato per le nuove generazioni, la formazione e l'innovazione sociale. Un segnale chiaro della volontà di Eni di non abbandonare i luoghi della propria storia industriale, ma anzi di ripensarli, restituendoli in forme nuove alla comunità.
Non è mancato il momento Amarcord, con l'intervento dei rappresentanti dell'Associazione Pionieri e Veterani Eni. Innocenzo Titone, presidente nazionale dell'Apve, ha raccontato un piccolo aneddoto personale: "Negli anni '60 ho partecipato alla prima scoperta del gas in Italia. All'epoca non interessava a nessuno, ma Mattei vide oltre. Andò personalmente da un capo cantiere e gli disse: 'Domani ti mando una macchina, raccogli la gente e apri il cantiere'. Dopo pochi mesi, usci' il primo gas".
Francesco Preziosa, consigliere nazionale Apve, ha invece ricordato il suo percorso: "Feci un colloquio tecnico e venni assunto a Ravenna. Poi fui trasferito qui a Gela. In quegli anni si costruiva qualcosa che andava oltre il lavoro: era un senso di comunità, di appartenenza".
Quell'appartenenza che ancora oggi contraddistingue il dna del 'cane a sei zampe' e che anche con il passare del tempo, con le sue evoluzioni, permane nel tempo.
Sessant'anni dopo quel 10 marzo 1965, Eni, infatti, non è più soltanto un'industria: è un partner del territorio. Lo si vede nei progetti culturali, nell'attenzione all'ambiente, nelle sinergie con le scuole e le realtà locali. E come ha sottolineato Rizzi, congedandosi dal suo ruolo di presidente, il futuro energetico d'Italia, continua anche da qui. Perché a Gela, "Eni c'è stata e ci sarà sempre".