AGI - Anche l'intestino può influenzare la fertilità. A dimostrarlo uno studio pubblicato su Scientific Reports, del gruppo Nature, da ricercatori dell'Università di Pechino che, impiegando dati genetici nella valutazione della composizione del microbiota intestinale, hanno identificato 15 gruppi di batteri alleati della fertilità maschile e femminile, e 2 ceppi microbici "nemici" della capacità riproduttiva.
Questi risultati potrebbero fornire nuovi spunti per la diagnosi precoce, la prevenzione e il trattamento dell'infertilità, tra i temi al centro del Congresso organizzato dalla Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS), in corso a Firenze.
"L'infertilità ha, non solo un profondo impatto sulla coppia, ma rappresenta una sfida, sia a livello nazionale che internazionale, anche dal punto di vista economico e sociale", dichiara Linda Vignozzi, presidente della SIAMS e ordinaria di Endocrinologia all'Università di Firenze.
"Nonostante su scala globale colpisca 186milioni di persone e, in Italia, riguardi quasi 2 coppie su 5, i fattori di rischio dell'infertilita' sono ancora poco noti ed esplorati. In questo contesto - continua - è crescente l'attenzione per lo studio del microbiota intestinale, il più grande e complesso insieme di batteri, virus e funghi del nostro organismo, in grado di pesare fino a 2 kg, che, in caso di squilibrio, può essere un fattore cruciale nell'insorgenza dell'infertilità. Fino ad oggi mancava, però, un'analisi che consentisse di identificare in maniera chiara, un nesso causale tra microbiota intestinale e infertilita', per la presenza di fattori confondenti e modificabili come lo stile di vita e l'alimentazione".
Per superare queste difficoltà l'analisi condotta dai ricercatori dell'Università di Pechino ha usato dati genetici non influenzabili, per determinare la composizione del microbiota. Lo studio ha analizzato le informazioni sul genoma associate al microbiota, derivate da campioni raccolti su oltre 18mila persone provenienti da vari Paesi, tra cui Stati Uniti, Israele, Corea del Sud, Germania e Regno Unito, con eta' compresa tra i 50 e i 62 anni.
Questi dati sono stati poi combinati con quelli relativi a un campione di 994 uomini infertili e 9831 casi di infertilità femminile. "I ricercatori hanno studiato 196 tipologie di batteri - commenta Vignozzi - per valutarne l'impatto sulla capacita' riproduttiva maschile e femminile, individuandone 17 che sembrerebbero influenzare la fertilità. Nello specifico, per quanto riguarda gli uomini, sono stati identificati 5 gruppi di batteri con effetto protettivo, in quanto associati a una minore probabilità di sviluppare problemi di fertilità, come i batteri appartenenti ai gruppi Bacteroidaceae e Enterobacteriales, tra i quali l'Escherichia coli - commenta Vignozzi -. È stata, invece, collegata a un rischio maggiore di infertilità maschile, la presenza deibatteri del genere Allisonella che, promuovendo lo stress ossidativo, favoriscono un microambiente infiammatorioe danneggiano il DNA degli spermatozoi, riducendone numero e motilità. Per quanto riguarda le donne, su 11 gruppi batterici rilevanti, solo uno ha mostrato un'influenza negativa sulla fertilità, alterando la concentrazione di estrogeni circolanti, che può provocare ovaio policistico ed endometriosi. Gli altri 10 tipi di batteri tra cui, ad esempio, quelli appartenenti al gruppo Bifidobacteriales, sono stati, invece, associati a una migliore capacita' riproduttiva femminile". La comprensione del ruolo cruciale del microbiota intestinale offre, quindi, nuove possibilità di migliorare i tassi di successo dei trattamenti di fertilità.
"Per mantenere il microbiota in buona salute, fondamentale - suggerisce Vignozzi - è una dieta equilibrata con alimenti ricchi di fibre prebiotiche, attraverso frutta, verdura e cereali integrali, l'assunzione di probiotici naturali come lo yogurt e optare per grassi sani, come gli omega-3 del pesce azzurro, l'olio di oliva e le noci. Essenziale per favorire la crescita di batteri benefici, anche limitare il consumo di zuccheri e di alimenti trasformati, ridurre fumo e consumo di alcol, ed evitare l'uso eccessivo di antibiotici".
E conclude: "I dati che si stanno accumulando, e il livello di prove in questo campo, è certamente in constante crescita, ma lo studio del microbiota intestinale rappresenta ancora un aspetto trascurato della diagnostica dedicata all'analisi dell'infertilità maschile e femminile. Ha però grandi potenzialità nel migliorare la comprensione delle forme cosiddette 'idiopatiche' o 'sine causa'. Queste conoscenze potrebbero cambiare le cure e aprire la strada a nuove strategie terapeutiche per correggere le alterazioni dei parametri spermatici e delle funzionalità ovarica e migliorare la fertilità di entrambi i sessi".