AGI - Oggi, 17 febbraio, i mercati Usa resteranno chiusi per festività ma gli investitori sono incerti e nervosi dopo che gli Stati Uniti e la Russia hanno avviato dei colloqui per porre fine alla guerra in Ucraina, suscitando il sospetto degli europei che il negoziato avvenga senza di loro. Tra i loro timori principali c'è quello di non poter più contare sulla protezione militare degli Stati Uniti e che Trump tenti di siglare con Putin un accordo di pace per l'Ucraina che indebolisca Kiev e la sicurezza continentale europea. Per questo oggi i principali leader europei si riuniranno a Parigi in risposta all'incontro che si terrà in Arabia Saudita questa settimana e al quale non è ancora chiaro chi parteciperà, anche se un'ipotesi è che al vertice possano sedere il segretario di Stato Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, in preparazione di un successivo incontro tra Trump e Putin.
Tuttavia Rubio ha cercato di gettare acqua sul fuoco di questi timori, assicurando che l'Ucraina e l'Europa prenderanno parte a qualsiasi "vero negoziato" per porre fine alla guerra di Mosca e sottolineando che i colloqui di questa settimana tra Stati Uniti e Russia saranno un'occasione per verificare quanto seriamente il presidente russo Putin prenda la pace. Oggi comunque i future a Wall Street sono in cauto rialzo e i listini asiatici si muovono in modo contrastato, a causa delle persistenti preoccupazioni per l'aumento dei dazi commerciali statunitensi e degli alti tassi di interesse, mentre il rally sui mercati cinesi alimentato dall'intelligenza artificiale procede con cautela, attenuato dai timori di una guerra commerciale con gli Stati Uniti.
La Borsa di Tokyo è in leggero rialzo dopo che il Giappone ha riportato una crescita del Pil sorprendentemente forte del 2,8% annualizzato per il quarto trimestre. Tuttavia i guadagni sono limitati da un ulteriore aumento dello yen a 151,65 per dollaro. Intanto le azioni delle Borse cinesi si sono indebolite e procedono in lieve rialzo a Shanghai e in modo piatto ad Hong Kong, dopo che la scorsa settimana l'indice Hang Seng è balzato del 7% grazie all'ottimismo che le aziende cinesi potrebbero fornire versioni a basso costo dell'intelligenza artificiale per competere con l'Occidente.
Più in generale i mercati si sono un po' tranquillizzati dopo che la minaccia imminente di tariffe reciproche da parte degli Stati Uniti e' stata rinviata ad aprile, anche se il rischio che i futuri rincari dei dazi possano includere tasse basate sull'imposta sul valore aggiunto resta un motivo di grande preoccupazione, specie in Europa. "La prospettiva, per quanto fuorviante, che gli Stati Uniti impongano un dazio aggiuntivo del 20% su tutte le importazioni dall'Ue, oltre a qualsiasi altra cosa ritengano appropriata, e in varia misura su tutti gli altri paesi che hanno un regime Iva, è una prospettiva davvero terrificante in termini di implicazioni per la crescita globale", ha commentato Ray Attrill, responsabile della ricerca sui cambi della National Australia Bank.
Il Financial Times ha riferito domenica che la Commissione europea valutera' l'ipotesi di imporre limiti severi all'importazione di determinati alimenti prodotti secondo standard diversi, nel tentativo di proteggere i propri agricoltori, riecheggiando la politica commerciale reciproca del presidente Donald Trump. Oggi in effetti i future sull'EuroStoxx sono sotto la parità, dopo che la scorsa settimana le Borse europee e quelle cinesi hanno corso più veloci di quelle di Wall Street, specie dopo il debole rapporto sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti, che ha fatto aumentare lo yen rispetto al dollaro e ha riportato l'euro vicino a quota 1,05 sul biglietto verde. Più in generale comunque sui mercati gli analisti prevedono che tanto più Trump rincarerà le tariffe e crescerà il timore di una guerra commerciale, tanto più crescerà il valore dell'oro. "Più gli scambi commerciali si contrarranno, più l'oro decollerà", ha affermato James Steel, analista dei metalli preziosi di HSBC, indicando esempi precedenti durante la pandemia di Covid e la crisi finanziaria globale.
"Quanto più tariffe verranno applicate, tanto più questo sconvolgerà il commercio mondiale e tanto meglio sarà per l'oro", ha aggiunto. Il prezzo del lingotto è aumentato ogni settimana quest'anno, e ha raggiunto un nuovo record di 2.942,70 dollari per oncia la scorsa settimana. L'oro è aumentato di quasi il 7% da prima dell'insediamento del 20 gennaio, nettamente piu' dell'indice azionario S&P 500, che è salito meno del 2%, mentre altri popolari 'Trump trade', come le scommesse sul dollaro forte, l'aumento del bitcoin e quello dei rendimenti dei titoli del Tesoro hanno iniziato a perdere quota. Il dollaro è scivolato del 2,4% quest'anno rispetto a un paniere di altre valute ed è sceso bruscamente dall'insediamento, mentre i rendimenti dei titoli del Tesoro Usa decennali, che sono saliti a poco piu' del 4,8% il mese scorso, sono da allora scesi al 4,48%. Inoltre il rally dei lingotti è stato potenziato da una crescente riserva a New York, cresciuta del 116% dalle elezioni, mentre trader e banche si affrettano a spostare l'oro da Londra, il più grande hub di trading fisico, verso gli Stati Uniti. Ciò ' ha creato code lunghe settimane per ritirare l'oro dai caveau della Banca d'Inghilterra. "L'oro può fungere da copertura geopolitica, da copertura contro l'inflazione e da copertura contro il dollaro", ha affermato Trevor Greetham, responsabile multi-asset presso Royal London Asset Management. Il recente calo del biglietto verde ha aumentato la pressione al rialzo sull'oro, il cui prezzo e' espresso in dollari, rendendo più iu' conveniente l'acquisto in altre valute. Più u' in generale questa sarà la settimana dei Pmi e delle elezioni politiche in Germania, dove si voterà domenica 23 febbraio per il rinnovo del Bundestag. Inoltre i mercati continueranno a monitorare con attenzione le prese di posizione di Donald Trump, in particolare per quanto riguarda l'aumento dei tassi e i tagli delle tasse.
Venerdì negli Stati Uniti usciranno gli indici Pmi relativi alle principali economie, con il focus che sarà rivolto soprattutto al settore manifatturiero che, anche se in contrazione, sta mostrando segnali di miglioramento. In evidenza anche, mercoledì, l'inflazione del Regno Unito e venerdì quella giapponese, importanti per le prossime decisioni delle rispettive banche centrali. Un rialzo di quella britannica, atteso dalla stessa BoE, non dovrebbe modificare la cautela sui tassi mostrata nell'ultima riunione. Al contrario, un'accelerazione dell'inflazione nipponica permetterebbe alla Boj di proseguire con il ciclo di rialzo dei tassi. Tra gli altri dati avremo domani quelli sul mercato del lavoro del Regno Unito, importanti soprattutto per i numeri sui salari. Sul fronte banche centrali avremo domani la decisione dell'istituto centrale dell'Australia, che dovrebbe tagliare i tassi di 25 punti base e mercoledì quella della Nuova Zelanda che dovrebbe ridurre il costo del denaro di 50 punti base. In calendario anche, mercoledì, i verbali dell'ultima riunione della Fed, dai quali potrebbero emergere particolari sulle future decisioni. "La prossima settimana - commenta Vincenzo Bova, strategist di Mps - una pausa fisiologica dell'azionario ci può stare, anche se non ci saranno eventi così importanti da determinare prese di profitto marcate". Nel Regno Unito c'è attesa martedì per i dati sul mercato del lavoro e sui salari e mercoledì per quelli sull'inflazione. La previsione è che i prezzi al consumo saliranno e quindi la BoE a marzo resterà ferma. I mercati comunque si aspettano almeno altri due tagli quest'anno, anche se non prima di maggio.
Venerdì sarà la giornata dei Pmi. Quelli europei sono attesi in miglioramento, mentre le previsioni di quelli Usa ancora non ci sono. "I Pmi europei - spiega Bova - miglioreranno per quanto riguarda il manifatturiero, mentre resta l'incognita dei servizi". "Negli Usa - aggiunge - sarà importante vedere che succede nei servizi, perché sono cresciuto molto e stanno mostrando qualche segnale di debolezza. In particolare sarà importante capire se l'inflazione sta cominciando a impattare negativamente sui consumi".