Ecco perché ci viene voglia di dolce alla fine del pasto

5 giorni fa 12

AGI - Il cervello, ed in particolare un gruppo di cellule nervose, i cosiddetti neuroni POMC, sarebbero responsabili dello stomaco da dessert, anche definito sazietà sensoriale specifica, un fenomeno che permette di avere sempre un certo spazio per l'ultima portata, in alcuni casi la più desiderata, che porta a cercare i dolci, anche quando si è ormai sazi.

 

Lo attesta uno studio sperimentale condotto dal Max Planck Institute for Metabolism Research, in Germania, pubblicato su Science, che ha indagato la reazione dei topi allo zucchero, scoprendo che, anche se sazi, continuano a mangiare dolci. Indagando i meccanismi alla base del fenomeno, i ricercatori avrebbero identificato come responsabili un gruppo di cellule nervose, i neuroni POMC, i quali nel corso degli esperimenti si sarebbero attivati non appena ai topi veniva dato accesso allo zucchero, stimolandone il consumo anche in caso di sazietà.

 

Inoltre, queste cellule nervose avrebbero rilasciato oltre a molecole di segnalazione che stimolano la sazietà, ma anche ß-endorfina uno degli oppiacei del corpo. Quest'ultimo agirebbe su altre cellule nervose con recettori degli oppiacei, innescando una sensazione di ricompensa, che spinge i topi, comunque sazi, a mangiare lo zucchero. Secondo lo studio questo percorso oppioide si attiva nel cervello specificamente con il consumo di zucchero aggiuntivo, non in caso di cibo normale o grasso. Una volta bloccato questo percorso, nei topi sazi è cessato lo stimolo a mangiare ulteriore zucchero aggiuntivo, mentre nei topi affamati, l'inibizione del rilascio di ß-endorfina non ha avuto alcun effetto.

 

Gli esperimenti mostrano inoltre che questo meccanismo è si attiva alla sola percezione dello zucchero, ancora prima che i topi lo consumassero e che l'oppiaceo viene rilasciato anche nel cervello di topi che non avevano mai mangiato zucchero in precedenza. Per comprendere cosa accade nell'uomo, i ricercatori hanno eseguito scansioni cerebrali su volontari che hanno ricevuto una soluzione di zucchero tramite una sonda, scoprendo reazioni lo zucchero nelle stesse regioni del cervello osservate nei topi, ovvero l'area in cui sono presenti molti recettori degli oppiacei in prossimità dei neuroni della sazietà.

 

“In una prospettiva evolutiva, questo processo ha senso: lo zucchero è infatti raro in natura, ma fornisce energia rapida. Il cervello è programmato per controllare l'assunzione di zucchero ogni volta che è disponibile”, spiega Henning Fenselau, responsabile del gruppo di ricerca presso il Max Planck Institute for Metabolism Research e primo autore dello studio. “I risultati di questa ricerca potrebbero essere importanti per il trattamento dell'obesità”. 

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