A fine agosto, la Cina aveva dichiarato che non avrebbe imposto misure antidumping provvisorie sul brandy importato, che avrebbero colpito principalmente la Francia, nonostante avesse scoperto che i produttori europei vendevano il liquore sul mercato cinese “con margini di dumping del 30,6-39%”. L'indagine, iniziata il 5 gennaio di quest'anno, ha poi stabilito che queste pratiche di dumping rappresentano una minaccia significativa per l'industria locale del brandy in Cina. Il 18 luglio, il portafoglio ha analizzato gli effetti industriali e di interesse pubblico legati all'importazione di brandy europeo, riflettendo l'approccio selettivo di Pechino in risposta alle tariffe europee. Le eventuali tariffe sul brandy avrebbero un impatto limitato sulla Spagna, poiché le vendite di brandy al mercato cinese rappresentavano solo lo 0,2% delle esportazioni totali di alcolici spagnoli nel 2023.
Secondo i dati delle dogane cinesi riportati dalla stampa locale, la Cina ha importato 43,31 milioni di litri di brandy nel 2023.
La Cina ha avviato altre indagini “antidumping” su prodotti come i latticini e la carne di maiale provenienti dall'UE, in quella che viene percepita come una risposta alle frizioni commerciali con il blocco comunitario. Dopo nove mesi di indagini, Bruxelles ha suggerito un aumento dei dazi doganali a causa del sostegno statale cinese alle aziende che producono auto elettriche.
A seconda del livello di sovvenzioni statali che i diversi marchi hanno ricevuto da Pechino, la CE raccomanda una tassa del 7,4% su BYD, del 20% su Geely e del 38,1% su SAIC. Anche i marchi occidentali che producono in Cina (Telsa, Dacio o BMW) sarebbero tassati al 21%. La Francia ritiene che la proposta della Commissione europea (CE) di aumentare le tariffe sulle auto elettriche cinesi sia “proporzionata e calibrata”, una posizione che differisce da quella della Germania.