Ciuri, il sogno siciliano di Roberto e Tony Gentile a Roma

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AGI - Un cognome che a Palermo è legato alla fotografia e alla memoria collettiva - quello di Tony Gentile, autore della celebre immagine che ritrae Falcone e Borsellino sorridenti insieme - oggi segna una nuova tappa a Roma, nel quartiere Montesacro.

Qui ha aperto Ciuri, un ristorante che porta in tavola la Sicilia più autentica grazie alla cucina del giovane chef Roberto Gentile, figlio di Tony, e a un progetto che coinvolge l’intera famiglia.

Ai fornelli con papà

La passione di Roberto per la cucina non nasce dai classici pranzi della nonna, ma da ore passate ai fornelli con il padre: "La prima volta che ho cucinato avrò avuto undici anni. È stato lui a trasmettermi questa curiosità. Poi sono arrivati i libri, la televisione, internet. Ma la cucina resta pratica: contano le mani, non solo le ricette".

Oggi quelle mani lavorano ogni giorno da mattina a notte per proporre piatti di pura tradizione siciliana. Roberto, che ha alle spalle esperienze nei templi della gastronomia europea - dalla cucina di Alain Ducasse al Celler de Can Roca - ha deciso di lasciare fuori contaminazioni e avanguardia: "Qui facciamo cucina siciliana al cento per cento. Porto solo il metodo e l’organizzazione che ho imparato in Francia e in Spagna. I tre pilastri restano brodi, soffritti ed erbe aromatiche: da lì nasce il gusto vero dei piatti".

Il menu varia regolarmente, seguendo la ricchezza di una tradizione regionale vastissima, che spazia da Trapani a Siracusa. In sala e in cucina, accanto a Roberto, ci sono il padre e Valeria, la compagna dello chef: una squadra compatta che ha scelto la collaborazione al posto della gerarchia. "Non do ordini a mio padre", racconta Roberto sorridendo "Siamo cresciuti con gli stessi sapori e questo ci aiuta: il gusto dei piatti è il nostro gusto di famiglia".

Dalla reflex ai tavoli

Tony, che per Reuters ha seguito papi e capi di Stato, oggi si muove con naturalezza tra i tavoli, alternandosi ai fornelli. "Per me è la realizzazione di una passione che covavo da anni. Ho sempre cucinato per amici e parenti, e l’idea di aprire un ristorante mi ha accompagnato a lungo. Oggi, cucinare con gli strumenti giusti e accogliere i clienti insieme a mio figlio è una vera gioia".

La sala di Ciuri racconta molto anche di lui: sulle pareti campeggiano fotografie di paesaggi palermitani scattate da Tony, mentre i quadri di fiori del nonno novantaseienne arricchiscono l’ambiente. "È come una piccola galleria in movimento", spiega, "le immagini possono cambiare nel tempo, proprio come il menu che evolve ogni mese o due".

L'importanza delle meterie prime

Se la Sicilia arriva a Roma con pistacchi, mandorle, salumi e formaggi selezionati direttamente sull’isola, a completare il quadro ci sono le passioni personali dello chef: panificazione e dolci. Pane, brioche col tuppo, sfincione servito come benvenuto, dessert al pistacchio e alla mandorla fatti in casa: "Mi diverte lavorare sugli impasti, la panificazione per me è ancora più affascinante della pasticceria", confessa Roberto.

E poi c’è l’idea di fondo: Ciuri non vuole essere un locale esclusivo, ma un ristorante di quartiere, accogliente, capace di unire generazioni. "Vorrei che qui si sentissero a casa tutti, dalle famiglie con bambini alle coppie. Non cerchiamo l’élite, ma un posto normale dove mangiare bene e condividere una bella serata", dice lo chef.

In questo incrocio tra memoria e futuro, la fotografia e la cucina si incontrano. "Da fotografo ho viaggiato, conosciuto persone, raccontato storie. Da ristoratore accolgo e ascolto. È sempre relazione, è sempre incontro", riflette Tony.

E così, tra un piatto di pasta con l’anciova e uno sfincione leggero, Ciuri diventa non solo un ristorante, ma il ritratto di una famiglia che ha scelto di trasformare passioni e ricordi in un progetto comune, capace di portare un pezzo di Sicilia nel cuore di Roma.

 

 

 

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