Cinema, attori vs. Giuli. La lettera-appello diventa un caso politico

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AGI - "L'incertezza normativa e i ritardi, generati in primis dall'operato del governo nella gestione della riforma del tax credit hanno causato una crisi di sistema". Il cinema è "indubbiamente in crisi". La lettera-appello indirizzata da un centinaio tra attori e registi, al ministro della Cultura, Alessandro Giuli - e ai suoi sottosegretari Lucia Borgonzoni e Gianmarco Mazzi - diventa un 'caso' politico.

Con Fratelli d'Italia che difende l'operato dell'esecutivo e il Pd che si schiera invece con i firmatari della missiva. Nel testo - siglato tra gli altri da Nanni Moretti, Paolo Sorrentino, Gianni Amelio, Luca Zingaretti (solo per citarne alcuni) - si chiede al governo di "fermare le polemiche pretestuose e gli attacchi inaccettabili a chi democraticamente ha mosso critiche all'operato del ministero, come il nostro collega Elio Germano e la nostra collega Geppi Cucciari, ai quali va tutta la nostra solidarietà" e si sollecita un incontro tra il ministro e le associazioni del settore.

Reazioni politiche

Tra i primi a fare quadrato attorno al governo è il presidente della commissione Cultura della Camera Federico Mollicone, responsabile cultura e innovazione di FdI. "Stupisce - afferma - il nuovo appello di attori e registi per i presunti mancati stanziamenti del ministero della Cultura per il mondo del cinema". Per il deputato di Fratelli d'Italia "i ritardi a cui fa riferimento l'appello sono fisiologici dello strumento di assegnazione e avvengono tutti gli anni. Gli attori e i registi che hanno sottoscritto, tuttavia, se ne accorgono solo oggi che c'è il centrodestra al Governo. Rispetto all'epoca Franceschini ci sono meno ritardi, ma, al tempo, nessuno ha osato intervenire. Come sottolineato questa mattina, noi siamo disponibili a riprendere il dialogo con tutte le associazioni di categoria ma chiediamo che venga ristabilito un dialogo rispettoso delle istituzioni e non diffamatorio".

Mollicone poi sottolinea che "in Italia, al momento, sono in attivo ben 40 set". Per quanto riguarda il caso Germano, "fingono di non ricordare che la nostra reazione è stata dettata dal grave paragone dell'attore tra il ministro Giuli e i clan. Sono d'accordo con loro anche su questo? Per quanto riguarda Cucciari, invece, la nostra risposta deriva dalla derisione della comica di un esponente del Governo in una sede istituzionale come il Quirinale in diretta televisiva. Riteniamo che la satira abbia luoghi e momenti opportuni e non erano certo quelli", conclude Mollicone.

Posizione del Pd

Con gli attori e i registi firmatari della lettera, si schiera il Pd. "Quando un intero settore si mobilita - dicono i componenti democratici della commissione Cultura - un ministro non può far finta di niente. Il cinema italiano, in crisi profonda, ha alzato la voce. Non si può più ignorare la gravità della situazione, che sta mettendo a rischio la cultura e l'industria cinematografica del nostro Paese.

Il presidente Mollicone, invece di continuare ad attaccare a testa bassa, prenda atto della gravità della situazione, smetta - sottolineano i parlamentari del Partito democratico - di insultare e calendarizzi con urgenza l'esame in commissione delle proposte di legge e delle risoluzioni sulla crisi dell'industria audiovisiva italiana. Ogni giorno che passa senza un dialogo concreto è un giorno perso. Non possiamo permetterci altri ritardi e rinvii".

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