AGI - "Lo studio Interceptor è una ricerca di grande rilevanza in considerazione dell'impatto epidemiologico delle demenze e del profilarsi all'orizzonte di nuove prospettive di cura, con i farmaci disease modifying". Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo al convegno 'Lo studio Interceptor', che si è svolto presso l'Istituto Superiore di Sanità (Iss). L'evento, coordinato dalla Fondazione Policlinico 'Agostino Gemelli' di Roma e sponsorizzato dall'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) e dal Ministero della Salute, ha messo in luce i risultati del progetto Interceptor, che individua tra soggetti con declino cognitivo lieve, quelli a maggior rischio di evoluzione verso l'Alzheimer. Attraverso il contributo dei biomarcatori e la diagnosi di sintomi lievi di decadimento cognitivo, si può rallentare la progressione della malattia con un intervento farmacologico precoce.
"Le malattie neurodegenerative rappresentano una delle maggiori sfide sanitarie del nostro tempo - ha proseguito - in Italia oltre un milione di persone è affetto da patologie neurodegenerative e quasi 900.000 presentano un deterioramento cognitivo lieve, condizione che può evolvere in demenza. Considerando poi i 4 milioni di familiari e caregiver impegnati direttamente nell'assistenza di queste persone, calcoliamo che in Italia le persone che hanno a che fare con le demenze siano circa 6 milioni. La prevalenza della malattia aumenta con l'età e raggiunge il 15-20% negli ultra 80enni. Questo quadro, soprattutto in una nazione longeva come la nostra, impone una risposta forte e strutturata da parte del Servizio sanitario nazionale".
Il ministro ha poi parlato dei risultati della ricerca "che sono sicuramente significativi, dal momento che il modello predittivo sviluppato ha dimostrato un'accuratezza superiore all'80% nel prevedere la progressione della malattia, e potranno di certo arricchire quanto già emerso attraverso le attività promosse dal Ministero sostenute con il Fondo per l'Alzheimer e le demenze e portate avanti dall'Istituto Superiore di Sanità". "Tutti - ha aggiunto Schillaci - ci auguriamo che la ricerca e l'innovazione in campo farmacologico ci porranno di fronte a nuove opportunità di cura per queste patologie. Ed è altrettanto chiaro che i nuovi trattamenti ci chiameranno a una riflessione sull'esigenza di definire percorsi diagnostici e terapeutici appropriati per identificare i pazienti che potranno realmente beneficiare delle nuove terapie, con il miglior rapporto rischi/benefici. In ogni caso il Servizio Sanitario dovrà adeguarsi per garantire una diagnosi tempestiva e una presa in carico personalizzata dei pazienti, integrando la medicina di precisione con un potenziamento delle strutture territoriali e della telemedicina".
"Un lavoro è già stato avviato - ha continuato il ministro -, il Piano nazionale demenze, che è il principale strumento di sanità pubblica in questo ambito, sarà aggiornato in modo puntuale, come previsto dalle attività affidate all'Iss con uno specifico Accordo di collaborazione. Lo scorso anno abbiamo rifinanziato il Fondo per l'Alzheimer e le demenze con 35 milioni di euro per il triennio 2024-2026 e lo scorso 7 ottobre è stato pubblicato il Decreto di riparto del Fondo tra le Regioni, con una quota riservata all'Iss per le attività di supporto. Sono adesso in corso di approvazione i nuovi Piani triennali di Regioni e PA e il Tavolo permanente sulle demenze si occuperà delle attività di valutazione e monitoraggio di questi Piani. Inoltre è stata aggiornata la mappa dei servizi per la diagnosi e la presa in carico delle persone con demenza, che ha portato a raccogliere i dati su 2.811 strutture".
Inoltre, ha proseguito, "a fine 2023 è stata pubblicata la prima Linea guida pubblica sulla diagnosi e trattamento della demenza e del disturbo cognitivo lieve (Mci), con 167 raccomandazioni di pratica clinica e 38 di ricerca". Il ministro ha affrontato anche il tema della prevenzione, definendola cruciale: "E' ormai evidente come la riduzione dei fattori di rischio modificabili - come ipertensione, diabete, sedentarietà e isolamento sociale - possa incidere significativamente sulla probabilità di sviluppare demenza. Per questo il nostro impegno è già da tempo orientato con decisione a promuovere stili di vita sani e un invecchiamento attivo che è stato uno dei temi al centro del G7 Salute lo scorso anno". Schillaci ha concluso tornando a parlare di ricerca: "Nell'ambito dei disturbi del sistema cognitivo, con i fondi della ricerca finalizzata negli ultimi 5 anni sono stati erogati oltre 37 milioni per 89 progetti di ricerca, mentre con i fondi Pnrr abbiamo destinato oltre 24 milioni a 26 progetti di ricerca. Vi è poi il lavoro svolto attraverso la Rete tematica degli Irccs delle neuroscienze e della neuroriabilitazione".