Al Teatro dell'Opera di Roma debutta Calixto Bieito con "Suor Angelica - Il prigioniero"

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AGI - L'orrore della "manipolazione" e della prigionia, mentale e fisica, il mistero della fede, tra espiazione e speranza, e il riferimento alle due grandi guerre che infiammarono il Novecento europeo. È il filo rosso che lega 'Suor Angelica e Il prigioniero', doppio titolo con cui si chiude il progetto triennale, 'Trittico ricomposto', promosso dal Teatro dell'Opera di Roma, in collaborazione con il Festival Puccini di Torre del Lago, in occasione del centenario della morte di Giacomo Puccini.

 

Dopo 'Il tabarro' accostato alla 'Serva padrona' e 'Gianni Schicchi' in dialogo con 'Der Kaiser von Atlantis', il dittico composto dall'opera di Giacomo Puccini e da quella di Luigi Dallapiccola è in scena al Teatro Costanzi fino al 2 maggio (la recita di domani, sabato 26 aprile, è stata annullata per la coincidenza con i funerali di Papa Francesco, e rinviata al 30 aprile).

 

 

Sul podio, a guidare l'orchestra e il coro del Teatro dell'Opera di Roma, torna Michele Mariotti, già protagonista delle precedenti tappe del progetto, mentre la regia è firmata dallo spagnolo Calixto Bieito, noto per le sue interpretazioni visionarie delle opere classiche, al suo debutto capitolino. 

 

In 'Suor Angelica', opera in un atto su libretto di Giovacchino Forzano, la protagonista è interpretata da Corinne Winters e, in alternanza, da Yolanda Auyanet (nella recita del 27 aprile). Il ruolo della zia Principessa è affidato al mezzosoprano Marie-Nicole Lemieux, mentre nel cast figurano numerose interpreti femminili tra cui Annunziata Vestri (La Badessa), Irene Savignano, Carlotta Vichi, Laura Cherici, Ilaria Sicignano.

 

 

'Il prigioniero', capolavoro di Luigi Dallapiccola in un prologo e un atto unico, ispirata ai testi di Villiers de l'Isle Adam e Charles de Coster, è interpretato da Mattia Olivieri, affiancato da ngeles Blancas nel ruolo della madre e da John Daszak, impegnato nel doppio ruolo del carceriere e del grande inquisitore. Completano il cast Nicola Straniero e Arturo Espinosa, nei ruoli sacerdotali.

 

Le scene sono firmate da Anna Kirsch, i costumi da Ingo Krugler, il disegno luci da Michael Bauer. Il maestro del coro è Ciro Visco, mentre il coro di voci bianche è preparato da Alberto De Sanctis. "Queste due opere sono uno specchio di tutto il Ventesimo secolo, l'orrore e il trauma della Prima e della Seconda guerra. Il viaggio interiore dei due personaggi è molto simile, scoprono la bugia della speranza e come sono stati manipolati", ha spiegato Bieito.

 

"Ciò che lega questi due capolavori è la condizione di claustrofobica prigionia, mentale e fisica, che attanaglia e annienta i protagonisti, cui si unisce la loro speranza delusa - racconta Mariotti -. Entrambi sono prigionieri di un destino che non possono cambiare. Suor Angelica è stata privata del diritto di amare e di essere madre e per questo amore ritenuto colpevole è stata rinchiusa in un monastero. Trascorsi sette anni, riceve la visita della zia principessa che le dice di averla esclusa dal testamento e la informa che suo figlio è morto. Sopravvivere alla morte del proprio figlio è un dolore impossibile da superare. Suor Angelica non è il primo personaggio femminile di Puccini che soffre per amore. Nel Prigioniero l'uomo sotto tortura striscia ormai come un verme inerme, ma a differenza di Suor Angelica trova nel carceriere un appiglio, una speranza, ma poi si trova davanti grande inquisitore e capisce di essere stato tradito. Ma è l'amore per la vita il segnale di questo capolavori". 

 

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