AGI - È una di quelle storie che ti tolgono il sonno e ti costringono a riflettere. È la storia di Davide Tonelli Galliera raccontata nel libro "Io, il bambino zero - come la giustizia ha fallito. La mia verità sul caso dei diavoli della bassa modenese", con prefazione di Pablo Trincia, edito da Vallardi.
Alla fine degli anni novanta, Davide ha tre anni e viene allontanato dalla famiglia in difficoltà economica. Viene affidato a un altro nucleo familiare. A sette anni, dopo uno dei rientri nella famiglia di origine, controllato dai servizi sociali, "stando alle parole della mamma affidataria, poiché delle dichiarazioni di Davide conosciamo solo ciò che viene riportato dagli adulti, il bambino denuncia violenze subite dal padre e dal fratello".
È l'inizio di un incubo che apre uno scenario inquietante, fatto di processi, accuse di pedofilia, sette, riti satanici. Eppure non ci sono riscontri. Eppure, "questa vicenda causa morte e distruzione: intere famiglie disgregate, imputati morti suicidi o di crepacuore, bambini allontanati per sempre dai genitori". Nessuno di loro è tornato alla vera casa. E Davide, oggi 31enne, ha deciso di raccontare.
"Sono uscito allo scoperto perchè non ho nulla da nascondere. Io - spiega all'AGI Davide Tonelli Galliera - racconto la mia verità senza paura, uscendo allo scoperto per mostrare a chi mi ha arrecato danni come sono diventato. Ero quaranta chili dopo il periodo orribile passato tra diagnosi e cure farmacologiche devastanti. Sono uscito allo scoperto solo io perchè altri ex bambini continuano ad affermare omicidi e abusi. Inoltre, non sono loro a parlare, ma i genitori affidatari. Io invece ho scelto di scoprire la verità senza avere bisogno di nessuno. Per me, parlo io. Non ho mai accettato che qualcuno parlasse al posto mio. Sono in contatto con i miei fratelli e con i vicini di casa dell'epoca, la famiglia Panzetta. Anche se purtroppo non c'è più la grande donna che si è battuta per tanti anni per far emergere la verità, Oddina Paltrinieri. La cosa che mi ha dispiaciuto è non aver potuto riabbracciare mia mamma, Adriana Ponzetto, e mio papà, Romano Galliera. Mia mamma mori' nel 2009, mio papà poco dopo. Ricucire un rapporto non è semplice. Sembra a volte di essere con perfetti sconosciuti. Ma nel mio caso è stato diverso. Sono stati legami che, nonostante tutto, non sono mai stati sgretolati. L'unica cosa sono gli anni che abbiamo passato distanti, quindi tanto tempo non si può recuperare. Ma l'emozione che ho provato rivedendo i miei fratelli e la famiglia Panzetta è stata grande. E il bene che mi volevano all'epoca non è mai cambiato, nonostante gli anni passati lontano".
C'è stato un caso, venuto dopo il tuo, che ha riempito le pagine dei giornali: "Il caso Bibbiano mi ha fatto capire che era lo stesso giro. Ho incominciato a informarmi. E nonostante alcune persone affermassero che non fossero due casi collegati e che il caso Bibbiano non centrasse nulla con quello dei diavoli della bassa modenese - spiega Tonelli Galliera - ho capito che non era cosi'. I casi in cui ho notato una certa somiglianza sono: il Sagliano Micca, il caso Rignano Flaminio e il caso Angela Lucanto. In questi, ho visto il film intitolato 'Strappata dalla Giustizia', e anche il suo libro esiste. Dopodiché, c'è il mio 'I diavoli della bassa Modenese', e infine, Bibbiano. Ma sicuramente ci sono molti altri casi che coinvolgono molte altre persone. Perché casi come questi si verificano ancora in tutta Italia".
A questo punto è lecito chiedere se ci si sente traditi: "Si' - afferma - mi sento molto tradito dal sistema. Molte altre famiglie sono ancora oggi distrutte da questo tipo di istituzioni dove, dopo aver denunciato il marito o altri, non sanno ancora dove siano i loro figli. È un peccato. I professionisti che non operano correttamente non devono lavorare con bambini, adolescenti o adulti".
Davide Tonelli Galliera fa i conti con tutto, anche con i sensi di colpa: "Nella mia esperienza, il senso di colpa mi logorò e, successivamente, la psichiatria. Anche se al suo interno, due infermiere mi hanno veramente aiutato molto. E si rifiutarono di prendere ordini. Sono riuscito a raccogliere i pezzi e l'ultimo dei miei punti di forza. Temevo seriamente per la mia vita, e l'unico modo era prendere le distanze dalla fonte del mio dolore. Sono rinato grazie a molta determinazione e a molte persone che mi hanno sostenuto e incoraggiato. Compresa la mia ex fidanzata e la sua meravigliosa famiglia che ha fatto miracoli in quattro anni. Ricordo quando, a volte, il mio cervello si oscurava, e passavano alcuni secondi in cui mi parlavano, ma era come se non li sentissi. Poi, ovviamente, prima di loro, c'era un avvocato che mi aiutava molto, e naturalmente, la famiglia Panzetta e le figlie di Silvio che mi spronarono a rinascere. Quando sono scappato dalla casa dell'affidataria, erano molto spaventati. Ero molto magro, e temevano che sarei morto. Non stavo mangiando, e poco a poco mi aiutarono a riprendermi. Credo che se non avessi avuto la forza di scappare e di parlare apertamente, non credo che sarei qui oggi. Andare avanti in modo indipendente mi ha reso difficile ma necessario fare delle scelte".
Per chi è questo libro?
"È per tutte quelle persone che ancora dicono che non sono credibile, e anche per un senso di giustizia e forse come esempio per coloro che si trovano in queste situazioni oggi. Non arrendetevi mai; la vita è preziosa, e nessuno può togliere una vita a qualcuno facendogli soffrire ingiustamente i tormenti dell'inferno. Con la pubblicazione di questo lavoro, spero che i bambini non soffriranno più e che se le persone vengono arrestate, ci siano prove, non solo voci. Mi aspetto che qualcuno inizi a controllare - aggiunge - sia all'interno delle case adottive, all'interno dei servizi sociali, nei tribunali, sia all'interno delle famiglie e delle comunità affidatarie. E che il metodo di avvicinarsi ai minori sia cambiato. Non possono essere ascoltati solo dagli stessi psicologi, ma da altri psicologi che non si conoscono veramente. Assicurarsi che non si conoscano. Perché altrimenti, i bambini come me, all'epoca, soffriranno per tutta la vita. Privare i figli dell'innocenza dovrebbe essere classificato come reato".
C'è spazio per avere ancora fiducia nella giustizia?
"No. Non ho fiducia nel sistema giudiziario. In Italia non esiste. Nei servizi sociali neppure. Anche se non tutti operano in maniera scorretta - sottolinea - ci sono psicologi e servizi sociali che veramente non sono come quelli con cui ho avuto a che fare io. Ho conosciuto ultimamente anche psicologi veramente bravissimi. Li differenzia il fatto che a loro sta veramente a cuore il benessere del paziente e non lo fanno solamente per denaro, ma con tanta umanità".