Quando i corsari entrarono in guerra contro gli Stati Uniti

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AGI - Pagare per il transito delle navi e non essere attaccati, oppure pagare per riscattare i prigionieri ridotti altrimenti in schiavitù. Gli Stati Uniti di inizio Ottocento, le ex colonie ribelli da poco costituitesi in repubblica vincendo la guerra d'indipendenza sotto la guida di George Washington, non erano ancora una potenza militare e ancor meno marittima. Per far sventolare sui pennoni delle navi commerciali la bandiera a stelle e strisce e solcare in tranquillità le acque del Mediterraneo dovevano piegarsi all'estorsione delle reggenze di Tripoli, Tunisi e di Algeri che in qualche modo nella loro azione si erano svincolati dal controllo centrale dell'Impero ottomano. Le coste del nord Africa erano infestate volutamente dai pirati, o meglio di corsari dotati di patenti che li legittimavano nelle loro imprese, che potevano essere disinnescati versando un tributo annuo pattuito con le autorità locali. Persino l'Inghilterra aveva ritenuto più conveniente pagare, e fin quando gli americani erano colonia la bandiera della madrepatria bastava a evitare problemi. 

Il bey di Algeri aumenta del 25% la “tassa” di un milione di dollari 

Superato l'interregno della guerra d'indipendenza attraverso la protezione della marina francese, il problema si pose in tutta la sua gravità. Per Thomas Jefferson la prassi di versare quel tributo era semplicemente umiliante, ma il fatto che il Marocco aprisse i suoi porti ai neonati Stati Uniti aprì il capitolo della protezione delle navi commerciali dietro un versamento annuo concordato, come l'opinione pubblica americana attraverso i suoi rappresentanti politici al Congresso aveva mostrato di preferire rispetto ai costi della guerra. Ma quando nel 1801 Jefferson divenne presidente e il bey di Algeri pretese un consistente aumento di quasi un quarto del tributo annuale di un milione di dollari per garantire l'integrità del naviglio mercantile, da Washington venne risposto di no. Ad Algeri, allora, si strappò dal pennone la bandiera del consolato americano e il 14 maggio dello stesso anno venne dichiarata guerra agli Stati Uniti. 

La cattura della nave “Philadelphia” e l‘impresa dei marines 

Jefferson inviò una squadra navale composta da tre fregate e una goletta col compito di proteggere il traffico commerciale e nel caso di porre il blocco al porto di Algeri, ma le incursioni dei corsari barbareschi erano rapide ed improvvise mentre la risposta della marina militare non poteva esserlo altrettanto. La cattura con tutto l'equipaggio della nave “Franklyn” e l'immediata richiesta di riscatto dei prigionieri fatti sfilare lungo le vie di Algeri tra due ali di folla in tripudio spinsero Jefferson a rafforzare la flotta da guerra nel Mediterraneo con un'ulteriore squadra e col cambio al comando, in quello che era il primo impegno militare degli Stati Uniti fuori dal territorio nazionale. Nel 1803 le ostilità estemporanee si inasprirono e al prestigio americano venne arrecato un duro colpo con la cattura il 31 ottobre della “Philadelphia” che si era arenata con 307 uomini di equipaggio di cui 27 ufficiali, per il rilascio dei quali venne chiesto un riscatto di ben 3 milioni di dollari. La fregata fu portata come trofeo di guerra a Tripoli e posizionata affinché potesse difendere il porto con le sue poderose batterie di cannoni. Il 16 febbraio 1804 i marines agli ordini capitano Stephen Decatur, impiegati per la prima volta fuori dall'America, con un'azione ardita presero d'assalto la “Philadelphia” e riuscirono a darla alle fiamme e a farla affondarla. Nel mese di agosto iniziò quindi una serie di pesanti bombardamenti navali sulla città di Tripoli mentre veniva spezzato il flusso di rifornimenti via mare e si programmava la distruzione dell'intera flotta barbaresca in porto. Non riuscendo a piegare la resistenza dei tripolini, abili nel violare agevolmente il blocco con piccole e agili imbarcazioni, nel marzo1805 gli americani effettuarono allora una spedizione terrestre di circa 800 km da Alessandria d'Egitto contro la roccaforte dei pirati a Derna, in Cirenaica, assediata dal 27 aprile ed espugnata dalle truppe mercenarie (arabi e greci) al comando di William Eaton il 26 maggio: i marines, che costituivano il nerbo del corpo di spedizione, lo ricordano ancora nel loro inno. Il tenente dei marines Presley Neville O'Bannon fu il primo americano in tempo di guerra a issare la bandiera a stelle e strisce fuori dagli Stati Uniti. Il 3 giugno venne sottoscritto il trattato di pace che chiudeva la prima guerra barbaresca liberando 300 prigionieri americani in cambio di cento tripolini, e per i restanti Washington si impegnava a pagare 60mila dollari. 

Nel 1815 scoppia il secondo e ultimo conflitto barbaresco 

Sembrava tutto risolto, ma di guerra barbaresca ne sarebbe scoppiata un'altra sette anni dopo, mentre l'Europa era incendiata dallo scontro epocale con Napoleone e si era riacceso i conflitto tra Stati Uniti e Inghilterra. Nel 1812 il bey di Algeri, nella certezza che le potenze continentali europee impegnate tra di loro non avrebbero avuto l'opportunità di intervenire, prese a pretesto il mancato pagamento di un tributo e sequestrò l'equipaggio di una nave americana, riducendo gli uomini in catene. Chiusa il 24 dicembre 1814 la seconda guerra d'indipendenza con l'Inghilterra divampata proprio nel 1812, a marzo gli Stati Uniti si dedicarono alla questione mediterranea e ai corsari barbareschi. Il 20 maggio del 1815, su ordine del presidente James Madison, una temibile flotta levò le ancore dalle acque americane e fece rotta verso la costa nordafricana, e una seconda l'avrebbe fatto il I luglio. Era la conferma di un deciso e irreversibile cambio politico rispetto all'opinione di fine Settecento secondo cui era molto più conveniente pagare il tributo per il libero transito nelle acque algerine e libiche che spendere milioni per armare la marina e condurre una guerra lontano dalla madrepatria che aveva costi altissimi. 

L'abolizione della pratica secolare di rendere schiavi i cristiani 

Il bey di Algeri Umar ben Muhammad non aveva modo di opporsi militarmente a quella prova muscolare e dopo aver subito la cattura della nave ammiraglia della sua flotta e di altre imbarcazioni minori, raggiunse un accordo che prevedeva il rilascio di tutti i prigionieri e la concessione della libera navigazione nelle acque nordafricane per tutti gli scafi battenti bandiera americana, rinunciando per sempre a qualsiasi pretesa di tributo. Il colpo definitivo a ogni imposizione esercitata attraverso i corsari barbareschi arriverà l'anno seguente, quando una flotta anglo-olandese sottoporrà Algeri a un pesante e lungo bombardamento. Il bey sarà costretto non solo a confermare il principio di libera navigazione, ma altresì a rinunciare per sempre alla pratica secolare di fare schiavi i cristiani. Per l‘Algeria era scattato il conto alla rovescia e nel 1830 diventerà colonia della Francia, e così la Tunisia nel 1881. Diverso il destino della Tripolitania, sempre più lontana dal controllo dell'Impero ottomano in irreversibile decadenza, che assieme alla Cirenaica sarà conquistata dopo una breve guerra dall'Italia (1911-1912) e trasformata in colonia per la quale sarà riesumato l'antico toponimo romano di Libia che nell'Ottocento indicava genericamente la fascia costiera africana dominata dai pirati barbareschi. 

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