Promossi, bocciati, rimandati. Le pagelle della Serie A

1 settimana fa 19

AGI - La stagione di Serie A è ufficialmente terminata. Il sipario è calato su un campionato intenso, pieno di sorprese e colpi di scena, che ha consegnato i suoi verdetti definitivi. Il Napoli conquista lo Scudetto, tornando sul tetto d'Italia e qualificandosi alla prossima Champions League insieme a Inter, Atalanta e Juventus. In Europa League ci andranno il Bologna, vincitore della Coppa Italia, e la Roma di Claudio Ranieri, protagonista di un ottimo finale di stagione. La Fiorentina si qualifica invece per la Conference League, salvando almeno in parte l'annata e approfittando del suicidio finale della Lazio.

Sul fronte opposto, arriva la delusione della retrocessione: salutano la Serie A Monza, Venezia ed Empoli, condannate dopo un girone di ritorno complicato. La fine del campionato è anche il momento dei bilanci. Quale voto meritano le 20 protagoniste della stagione? La redazione di AGI ha stilato le pagelle, con valutazioni e motivazioni per ciascuna squadra

Napoli: voto 10

Avere Antonio Conte in panchina significa avere la garanzia di portare a casa, salvo clamorosi sconvolgimenti, almeno un trofeo. Questa volta per i partenopei è stato scudetto, un obiettivo raggiunto senza avere quell'organico stellare con cui Spalletti due anni fa aveva conquistato il terzo tricolore della storia e soprattutto senza poter contare, da gennaio, sul talento di Kvaratskhelia, non adeguatamente rimpiazzato dal presidente De Laurentiis. Al di là della pazzesca carica motivazionale che mister Conte sa dare ai suoi giocatori, il Napoli ha vinto il campionato anche per due ragioni: non aveva impegni europei, dopo l'annus horribilis della stagione passata, chiusa mestamente al decimo posto, e aveva come competitor l'Inter, che era impegnata su tre fronti.   
  

 

Inter: voto 7,5

Se vince la Champions, seconda finale in tre anni, la stagione è da 10. Altrimenti resta il profondo rammarico di essere rimasta in pista, fino alla fine, per la conquista di un clamoroso 'triplete' ma di non aver vinto nulla. Alla penultima di campionato, i nerazzurri hanno anche avuto la concreta possibilità di battere la Lazio e tornare in testa alla classifica approfittando del pari del Napoli a Parma. Così non è stato e questa gara lascerà molto l'amaro in bocca in casa nerazzurra. I tanti infortuni, una rosa un po' limitata e la stanchezza fisica della squadra hanno condizionato l'esito delle ultime partite. Mister Simone Inzaghi ha forse commesso il torto di aver spremuto troppo l'undici titolare e di non aver trovato nei rincalzi un'adeguata risposta sul campo. Le imprese in Champions contro il Barcellona (3-3 in terra catalana e 4-3 ai supplementari a Milano) ma anche quelle contro il Bayern Monaco fanno già parte della storia del club.  Uno scudetto in quattro anni, il bottino non è certamente quello che i tifosi si aspettavano.

Atalanta: voto 8

Parlare di squadra rivelazione non ha più senso. Ormai è una solida realtà del calcio italiano. Da quando c'è Gian Piero Gasperini sulla panchina, la Dea occupa stabilmente i posti di vertice della classifica. Quest'anno si è guadagnata la qualificazione in Champions senza dover troppo penare. E sì che il club ha dovuto fare i conti con i pesanti infortuni di qualche giocatore top, costringendo il tecnico di Grugliasco a rivedere il modulo e riequilibrare l'assetto tattico della squadra. Una citazione a parte merita il re delle aree di rigore, quel Mateo Retegui, capocannoniere del campionato con 25 gol, arrivato a Bergamo la scorsa estate per sostituire l'infortunato Scamacca. Dopo la sconfitta con il Parma, il tecnico piemontese ha detto che forse è ora di ridimensionare le aspettative. Estate di partenze?

Juventus: voto 6,5

La Champions alza un voto che, altrimenti, non sarebbe arrivato alla sufficienza. Anche considerando il rischio corso a Venezia di veder sfumata l'Europa che conta. Le scelte ‘strane' compiute dalla dirigenza in estate, soprattutto nel reparto offensivo e nelle partenze dei giovani, Hujisen e Nicolussi Caviglia su tutti, hanno portato alla crocifissione di Thiago Motta in primavera dopo mesi di agonia. È vero, con l'italo-brasiliano la Juventus perdeva poco ma, a dirla tutta, non vinceva neanche così tanto da giustificare un altro periodo di ‘horto muso'. Tudor ha rimesso insieme un po' i pezzi, ridato fiducia a giocatori come Vlahovic e portato a termine la missione: ripartire dall'Europa che conta per ricostruire in estate. Un'altra volta. 

Roma: voto 8,5

La Roma di Claudio Ranieri ha chiuso la stagione in crescendo, con il quinto posto e l'Europa League conquistata grazie a una rincorsa a perdifiato. Ma la memoria non può cancellare una prima metà di campionato ai limiti del surreale: la gestione confusa, l'esonero di De Rossi, il breve interregno di Juric e una squadra priva di identità e stimoli.  Con l'arrivo di Ranieri, la Roma si è trasformata. Non spettacolare, ma tremendamente efficace. Tanti 1-0, pochi fronzoli ma una grande concretezza.Il voto è generoso, sì, ma giustificato da un finale che sembrava impensabile solo pochi mesi fa. Arrivare a centimetri dal traguardo più grande, chiamato Champions, merita sicuramente un voto più alto della media.

 

 

Fiorentina: voto 6,5

Una stagione che lascia un po' di amaro in bocca e dalla quale tutto l'ambiente, proprietà in testa, si attendeva sicuramente qualcosa di più. Il sesto posto in A, acciuffato all'ultima giornata, vuol dire qualificazione in Conference League e raddrizza un'annata che poteva essere fallimentare. Ad un certo punto seconda in classifica, la Fiorentina si è via via disunita (e molto ha inciso il dramma sportivo di Bove) fino a meritarsi la contestazione dei tifosi e l'irritazione dei vertici societari per alcune sconfitte, oggettivamente discutibili, rimediate contro squadre che erano alla portata.

Lazio: voto 5

Ringiovanita nell'organico e affidata a un tecnico come Marco Baroni, per la prima volta catapultato su una panchina di un club top dopo una lunghissima gavetta, la Lazio è stata a lunga competitiva perché, in un momento della stagione, ha occupato stabilmente le posizioni di vertice della classifica. Ma il finale di campionato, chiuso al settimo posto (addio Europa), ha riservato una delusione dietro l'altra: forse la squadra ha pagato a caro prezzo una rosa forse un po' corta, peraltro falcidiata da una serie di infortuni, e una lunga astinenza da vittorie sul proprio campo contro squadre alla propria portata. L'ultimo successo casalingo, il 5-1 sul Monza, risale al 9 febbraio scorso. Due clamorose sconfitte (0-6 all'Olimpico contro l'Inter e la 'manita' incassata a Bologna) hanno segnato negativamente il corso del torneo. Niente in confronto alla più bruciante e deludente eliminazione ai quarti di finale di Europa League, ai calci di rigore, contro il Bodo Glimt sempre in casa. 

Bologna: voto 8

Difficile pensare che potesse entusiasmare di più della squadra arrembante allenata da Thiago Motta, che aveva concluso l'annata scorsa con 68 punti e un quinto posto in classifica, che voleva dire la qualificazione in Champions. E invece l'undici rossoblu, guidato da Vincenzo Italiano (reduce da tre finali perse con la Fiorentina), dopo un inizio di torneo a marce basse, ha cominciato a collezionare successi in serie arrivando ad occupare stabilmente il quarto posto. L'anno si è chiuso con un bottino di tutto rispetto (62 punti e nona posizione in classifica) e la chicca finale che vuol dire qualificazione in Europa League: la Coppa Italia conquistata a Roma contro Milan e festeggiata fino alle lacrime da 30mila tifosi presenti all'Olimpico. Un successo che mancava in bacheca da 51 anni. 

Milan: voto 3

Se pensiamo alle ambizioni nutrite ai nastri di partenza, è stata un'annata brutta e deludente, da dimenticare il prima possibile. Secondo in classifica lo scorso anno, il Milan ha chiuso questo campionato al nono posto, perdendo quasi subito le distanze rispetto ai primi. Non giocherà in Europa e questo dato fa male all'immagine e al prestigio del club e soprattutto al bilancio: non succedeva dalla fine della stagione 2018-19, per vicende legate al fair play finanziario, mentre per demeriti sportivi l'ultima volta era stata nel 2015-16 con Mihajlovic in panchina sostituito poi da Brocchi. All'epoca la squadra perse la finale di Coppa Italia, come è successo quest'anno contro il Bologna. La confusione societaria ha regnato sovrana, troppi giocatori - specie quelli top - hanno offerto un rendimento discontinuo. Dopo l'esonero di Fonseca a fine dicembre, c'è stata subito la scossa vincente con l'arrivo di Sergio Conceicao e il successo nella Supercoppa italiana. Ma poi più nulla, compresa l'amara eliminazione dalla Champions. A parziale consolazione, l'imbattibilità nei derby di quest'anno (tre vittorie e due pareggi complessivamente).

Como: voto 9

Alzi la mano chi, alla vigilia, avrebbe scommesso un solo euro su un campionato così sorprendente come quello del Como? L'avventura dei fratelli Hartono, miliardari indonesiani (i più ricchi del Paese) che nel 2019 hanno rilevato il club lariano iscrivendolo in serie D, prosegue con successo e soddisfazione. Robusti investimenti hanno accompagnato il ritorno del Como in serie A dopo 21 anni: la società ha intrapreso una campagna acquisti molto onerosa e decisamente orientata alla valorizzazione di giovani talenti, affiancati a calciatori di esperienza. Un mix affidato alle cure dell'esordiente tecnico Cesc Fabregas. Il bel gioco non è mai mancato anche quando, all'inizio, i risultati (due vittorie nelle prime quindici giornate) hanno lasciato a desiderare. Poi, dopo il mercato di gennaio che ha consentito di rinforzare ulteriormente la rosa, la squadra ha preso il volo e non si è più fermata: lo testimoniano i sei successi consecutivi (solo la neopromossa Lazio fece meglio, con 8 vittorie di fila, nel 1972-73) e il decimo posto in classifica. Applausi. 

 

 

Torino: voto 5

La solita anonima e insignificante stagione, l'ennesima buttata via alle ortiche e chiusa all'11esimo posto, con somma soddisfazione di Cairo cui basta evidentemente tenere in ordine i conti economici del club chiudendo in un cassetto ogni ambizione sportiva. I tifosi, stanchi di questa mediocrità, oscillano tra la rabbia e la rassegnazione: finchè non cambia la proprietà la musica sarà sempre la stessa. La squadra dopo una partenza inedita (prima in classifica dopo 5 giornate e soprattutto a 47 anni dall'ultima volta), è via via scivolata verso il basso, complice anche il gravissimo infortunio di Zapata, capitano e uomo-spogliatoio. Il tecnico Paolo Vanoli, alla sua prima esperienza in A, ha impiegato svariati mesi prima di trovare un nuovo modulo che desse equilibrio alla squadra. L'ultima parte della stagione, poi, è stata davvero deprimente: una volta ottenuta una tranquilla posizione in classifica, il Torino è praticamente andato in vacanza chiudendo in modo poco dignitoso il campionato. 

Udinese: voto 6,5

C'era tanta curiosità attorno alla figura del tedesco di origini serbe Kosta Runjaić, alla sua prima esperienza su una panchina italiana. Il club e i tifosi friulani chiedevano solo una cosa: non ripetere l'annata horror precedente, quando ben tre allenatori si sono avvicendati alla guida tecnica e la salvezza è stata conquistata all'ultimo turno di campionato. Così è stato. L'Udinese, dopo una partenza davvero brillante (un primo posto in classifica dopo 4 turni, grazie a un pari e a tre vittorie successive), ha proseguito la stagione senza mai brillare troppo ma conquistando comunque una permanenza nella massima serie con alcuni turni di anticipo e senza sofferenza. 

Genoa: voto 7

L'esonero di mister Gilardino dopo 12 turni, quando i rossoblu occupavano la 17esima posizione, e il cambio di proprietà a dicembre avrebbero potuto segnare negativamente la stagione. E invece l'arrivo in panchina di Patrick Vieira ha portato risultati e una ventata di serenità a tutto l'ambiente e consentito di conquistare una salvezza tranquilla. Particolarmente significativi, nel girone di ritorno, i successi casalinghi contro le dirette concorrenti che lottavano per non retrocedere. E il pareggio a Napoli è stata la ciliegina sulla torta di una stagione vissuta con tanto orgoglio. Ah, se dovessimo considerare solo il mondo dei social il voto sarebbe 10, lì il Genoa è fortissimo. In ogni caso il bilancio finale è più che dignitoso: 13esimo posto e 43 punti. Chapeau.

Cagliari: voto 7

È difficile non vedere il bicchiere mezzo pieno anche in una stagione senza lampi e senza acuti. Davide Nicola meriterebbe un voto più alto: prendere la squadra dopo la doppia impresa di Ranieri e portarla alla salvezza era una scommessa non facile da vincere. Soprattutto per uno come lui che, tra i nomi dei bookmaker sulle panchine che sarebbero ‘saltate' in Serie A, è da sempre in prima fila. Ma ha smentito tutti portando la nave in porto, pur a velocità ridotta. Il bicchiere mezzo vuoto racconta di una squadra che non gioca un bel calcio, che soffre troppo e si ritrova sempre nelle parti basse della classifica. Piccoli, Mina, Zortea, Luperto. La società ha costruito una squadra di soldati devoti alla causa ma che non fanno sognare i tifosi. L'arrivo di Caprile, in porta, ha fatto fare il salto di qualità. In estate cambierà qualcosa o si ripartirà con gli stessi, modesti, obiettivi? 

Verona: voto 7

Rinnovato nell'organico, i gialloblu di Paolo Zanetti hanno conquistato un'altra salvezza (la sesta di seguito dopo la promozione dalla B nel 2018-19) pur perdendo 21 volte in campionato, di cui 18 nelle prime 25 partite. Lo scorso anno i kappaò complessivi sono stati di meno (18), eppure la squadra si è trovata spesso a occupare la penultima o la terzultima posizione in classifica. Stavolta le cose sono andate un po' meglio perché c'erano almeno tre-quattro squadre sicuramente meno attrezzate degli scaligeri. E vincere l'ultima partita in casa dell'Empoli significa dimostrare di avere una grande personalità. Il passaggio di proprietà del club a gennaio da Maurizio Setti al fondo statunitense Presidio Investors, che ha rilevato il 100% delle quote, avrebbe potuto minare l'equilibrio dell'ambiente. E invece così non è stato.

Parma: voto 6,5

L'esonero di mister Fabio Pecchia, il deus-ex machina della entusiasmante promozione dalla B, maturato alla 25esima giornata con un bottino di appena 4 vittorie è stato lo sliding doors di un'annata che sembrava volgere al peggio. L'arrivo di un tecnico, come Cristian Chivu, alla sua prima avventura alla guida di una squadra professionistica, ha giovato a tutto l'ambiente. Il debutto sulla panchina dei crociati dell'ex tecnico della Primavera dell'Inter è da sogno: 2-0 sul Bologna. Nelle successive otto partite, ne perde solo una contro l'Udinese, bloccando sul pareggio Inter e Fiorentina e vincendo anche contro la Juventus, allontanando un manipolo di ragazzi coraggiosi e promettenti dalla zona rossa. 

Lecce: voto 7

Stavolta Marco Giampaolo c'è riuscito, ma quanta sofferenza! Il suo Lecce, all'inizio, sembrava scoppiettante, fresco, motivato. Era anche risalito in classifica facendo ben sperare per l'esito finale della stagione. Poi, invece, il blackout con una serie di prestazioni deludenti, sfortunate, inconsistenti. Soprattutto lontano da quel Via Del Mare il cui entusiasmo evidentemente non bastava per svoltare. E poi quel lutto finale che ha profondamente colpito il gruppo giallorosso durante la volata finale. Il destino, però, ha voluto premiare gli sforzi e l'impegno di un tecnico che ha fatto di tutto per dare la carica all'ambiente. Due clamorose vittorie (sul Torino e a Roma contro la Lazio) proprio nelle ultime due giornate di A hanno regalato una salvezza nella quale ormai erano rimasti in pochi a credere.

 

 

Empoli: voto 4

La retrocessione è frutto di un 2025 spaventoso. L'Empoli torna in serie B dopo 4 anni e lo fa più per demeriti propri che per la forza delle avversarie. C'è chi ha avuto più fame, più lucidità, più aggressività. La stagione è stata segnata da lunghi momenti bui, con un girone di ritorno disastroso e una squadra spesso in apnea. Eppure, la società toscana, sempre solida e seria nella sua gestione, ha scelto di proseguire con Roberto D'Aversa, dimostrando coerenza e fiducia anche nei momenti più difficili. Una scelta che non ha pagato. La sfida all'ultima giornata in casa con il Verona è senza appello: se perdi un match così è giusto che lasci la massima serie. Ma siamo anche sicuri che, dopo un'annata storta, i toscani si giocheranno tutto per una pronta risalita.

Venezia: voto 4

Eusebio Di Francesco proprio non riesce a togliersi questa etichetta di allenatore sfortunato. L'esperienza in laguna sembra un po' quella vissuta l'anno scorso a Frosinone, seppur con andamenti diversi. Le sue squadre giocano un bel calcio e sono capaci di mettere in difficoltà le ‘big'. Ma si perdono per strada, soprattutto negli scontri diretti. Quanti punti gettati via? Quante situazioni di vantaggio gestite male? Quale sarebbe la classifica con un pizzico di cattiveria in più? E poi c'è la questione Pohjanpalo. Cedere il proprio campione di fronte a un'offerta irrinunciabile può starci, non sostituirlo adeguatamente è un grosso errore. Quel che rimarrà di questa stagione è un'altra retrocessione con il rimpianto di quello che poteva essere e non è stato. 

Monza: voto 4

Fine di un miracolo. Prima o poi doveva succedere. Con la scomparsa di Silvio Berlusconi e il sostanziale disimpegno della famiglia nelle faccende societarie è apparso chiaro a molti che la squadra, al terzo anno nella massima serie, sia stata abbandonata al suo destino. La retrocessione è arrivata a tre giornate dalla fine del campionato ma la squadra, da tempo, non era più competitiva. I cambi di allenatore (Nesta, poi Bocchetti, quindi di nuovo Nesta) non hanno giovato ma i risultati deludenti sono stati anche l'inevitabile conseguenza di scelte di mercato non proprio oculate. Giocatori come Colpani, Maldini, Di Gregorio e Djuric non sono stati rimpiazzati a dovere. Poi, come spesso accade in questi casi, la sfortuna (vedi il grave infortunio di Matteo Pessina, leader del gruppo) ci ha messo del suo e il giocattolo si è rotto del tutto. Unica, amara, consolazione: la squadra ha vinto tre volte, lasciando ancora alla Salernitana il record negativo di punti fatti in un torneo a 20 squadre: appena 17 nel 2023-24.

 

 

 

 

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