Poste punta al Danish Compromise: cosa prevede la norma

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AGI - Poste Italiane starebbe lavorando da alcuni mesi a una maxi-riorganizzazione che punterebbe a garantire benefici industriali e patrimoniali grazie al Danish Compromise, ovvero la norma contabile europea che permette alle banche con partecipazioni assicurative di accedere a uno sconto patrimoniale a tempo indeterminato. In questo caso, si tratterebbe di un unicum, che potrebbe rappresentare anche un modello futuro nel contesto finanziario europeo, in quanto BancoPosta, dotato di un patrimonio separato e un'organizzazione autonoma, non è formalmente un istituto di credito.

Il Danish Compromise, in vigore nell'Unione Europa dal 2012, è una norma prevista dal Capital Requirements Regulation (Crr), e si chiama cosi' perché quando fu approvata la presidenza alla guida dell'Ue c'era la Danimarca. Il Danish Compromise prevede un trattamento eccezionale per gli investimenti azionari nelle controllate assicurative effettuati dai gruppi bancari. In sostanza, consente un trattamento favorevole delle partecipazioni assicurative nei requisiti patrimoniali di una banca, offrendo un quadro di supporto per la costituzione e l'espansione dei conglomerati finanziari. Secondo questo approccio, invece di consolidare completamente le controllate assicurative secondo le normative bancarie, gli istituti di credito hanno due alternative: o ricorrere allo Standard Treatment (deducendo il valore del loro investimento azionario nella controllata assicurativa dal capitale regolamentare) oppure applicare il Danish Compromise, che assegna requisiti patrimoniali ponderati per il rischio alla controllata assicurativa.

In sintesi, il Danish Compromise consente alle banche di ridurre i requisiti patrimoniali in caso di partecipazioni in imprese assicurative, offrendo dunque un trattamento più favorevole, permettendo di calcolare il capitale necessario per coprire tali partecipazioni su base ponderata per il rischio, invece di applicare le regole ordinarie più restrittive. Lo scopo alla base dell'introduzione di questa normativa europea, del resto, era proprio quello di facilitare la costituzione e l'espansione di conglomerati finanziari che includono sia banche sia compagnie assicurative.

Da qui la 'sfida' di Poste, il cui piano non prevede la trasformazione di BancoPosta in istituto bancario, ma punta a far ottenere a Poste Italiane lo status di conglomerato finanziario, in presenza di determinati requisiti di complessità e controllo su una compagnia assicurativa integrata. 

 

 

 

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