Nino Benvenuti, il campione senza tempo diventato leggenda

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AGI - Giovanni Benvenuti, per tutti 'Nino', il campione senza tempo, entrato nelle case degli italiani senza più uscirci in virtù dello strepitoso, sorprendente storico oro olimpico ai Giochi di Roma '60. Quella vittoria sul sovietico di etnia cecena Jurij Radonjak (scomparso nel 2013) per 4 a 1, resta uno dei momenti più belli e più toccanti della storia dello sport italiano. La medaglia d'oro olimpica conquistata a 22 anni, Nino la ricevette in una speciale custodia con all'interno la dedica scritta dal velocista americano Jesse Owens.

 

Il nome del boxer istriano cominciò a rendersi conosciuto al mondo sportivo, grazie al gracchiare della voce di Francesco Rosi che decantò la danza e i colpi del pugile nelle radiocronache dal Palazzetto dello Sport di Roma. Ma chi era questo eterno ragazzo nato a Isola d'Istria (oggi Slovenia) che centrò l'alloro olimpico sfruttando la licenza concessa dal corpo dei Vigili del fuoco? Quello che sarebbe diventato uno dei pugili più importanti nella storia della boxe italiana, infatti, arrivò a calcare il ring olimpico proprio nel periodo in cui svolgeva il servizio di leva da ausiliario dei vigili del fuoco a Roma.

 

"Essere un vigile del fuoco che vince la medaglia d'oro mi ha onorato due volte", disse qualche anno dopo Benvenuti, ricordando i momenti incredibili che precedettero l'avventura della prima olimpiade. Avventura che, nella camerata della caserma delle 'Scuole Centrali Antincendio della Capannelle', il giovane Nino Benvenuti condivise con Giuliano Gemma, l'alter ego che preferì il cinema al pugilato. Nino Benvenuti indossò i primi guanti all'età di quattordici anni e nel 1955, dopo essersi fatto largo con una sequenza di costanti vittorie interregionali e regionali, approdò in Nazionale. Indossati i pantaloncini azzurri, Benvenuti non ottenne la qualificazione ai Giochi di Melbourne del 1956, delusione mitigata dal trionfo europeo di Praga. Nella testa e nei guanti del giovane istriano, però, c'era il pensiero fisso delle Olimpiadi e l'appuntamento di Roma 1960.

 

Il 3 marzo 1960, il futuro campione olimpico firmò il registro d'ingresso della caserma dove trascorse quattro mesi. L'obiettivo olimpico, tanto agognato, era più forte di ogni fatica. Cosi' Nino Benvenuti lavorò con umiltà e impegno sino al giorno fatidico in cui ricevette la licenza speciale per partecipare ai Giochi e venne iscritto nella categoria pesi welter dopo aver perso quattro chili in pochi mesi. La scenografia delle Olimpiadi, affidata al regista Romolo Marcellini, rese ancor più magica l'atmosfera di Roma Caput Mundi.

 

Nino Benvenuti salì sul ring della finale da imbattuto. Al PalaEur, l'azzurro dominò dal primo all'ultimo secondo il sovietico Jurij Radonjak. Il suo successo fu completato dall'assegnazione della Coppa Val Barker destinata migliore pugile del torneo che Benvenuti soffio' all'astro emergente americano del ring di nome di Cassius Clay (ancora non lo aveva cambiato in Muhammad Alì), vincitore dell'oro nei medio-massimi. L'oro alle Olimpiadi rappresento' per i boxeur istriano il primo successo di una carriera sfavillante.

 

Dopo 119 vittorie su 120 incontri da dilettante, nel 1961 passo' al professionismo. Per quattro volte indosso' la cintura di campione mondiale Wba e Wbc nelle categorie superwelter e medi. La voce di Paolo Rosi, telecronista radiofonico della Rai, inondò le case degli italiani (18 milioni di ascoltatori) nella magica notte che vide protagonista Benvenuti al centro del ring del Madison Square Garden a New York. Era il 17 aprile 1967 quando conquisto' il titolo mondiale dei Pesi medi battendo Emile Griffith nell'incontro che la rivista Ring Magazine definì 'Fight of the year' (incontro dell'anno).

 

Con quel successo divenne l'italiano che "conquisto' l'America". Tra i professionisti lo score di Nino Benvenuti fu altrettanto significativo con 82 vittorie e 7 sconfitte. L'istriano si ritirò a 33 anni dopo che nel giugno 1971 perse il titolo in un altro epico match, quello contro l'argentino Carlos Monzon.

 

Storica è stata la sua carriera e storico l'ingresso, nel 1992, nell'International Boxing Hall of Fame e poi, per le sue imprese sui ring americani, nella National Italian-American Sport Hall of Fame (con icone dello sport come Rocky Marciano e Joe di Maggio), nonostante non avesse la cittadinanza statunitense. A 40 anni dalla notte mondiale di New York, la città di Trieste gli conferì la cittadinanza onoraria. Nel 2016 il Coni lo aveva insignito del Collare d'Oro al Merito Sportivo inserendolo nella Walk of Fame dello sport Italiano al Foro Italico. Oggi la tristissima notizia: il decesso a 87 anni. 

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