Myriam Sylla: "Chi nasce e cresce in Italia deve avere la cittadinanza"

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AGI - Myriam Sylla, ex capitana della Nazionale italiana di pallavolo, si racconta a Vogue Italia. La campionessa sportiva, 30 anni oggi, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi 2024, regala ai lettori un ritratto molto intimo di sé: dalle file per il permesso di soggiorno, alla bulimia, dall'amore per la famiglia a cui deve tutto a quello per i piercing, sua grande passione, fino alla lettura di alcune delle pagine del suo diario. Un'intervista senza filtri di una delle star della Nazionale femminile più seguita del nostro Paese e modello per tante ragazze di oggi.

 

"Inizialmente i miei genitori erano titubanti, ma dal momento in cui hanno compreso che lo sport era il mio sogno, lo hanno sempre appoggiato - dice sul suo rapporto con la sua famiglia -. Non ci hanno visto il possibile guadagno, oppure la realizzazione di un loro personale progetto sportivo frustrato, come spesso capita con i giovani atleti. E questo, retrospettivamente, mi colpisce perché le condizioni economiche e il Paese in cui sono cresciuti non hanno permesso loro di esaudire molti desideri".

 

Sulla cittadinanza italiana racconta la sua storia e poi lancia il suo appello: "Dovevo andare in questura a Lecco per rinnovare il permesso di soggiorno e questo significava arrivare alle 5 del mattino, mettersi in coda per scrivere il proprio nome su un foglio che, se già troppo pieno, ti costringeva a tornare il giorno successivo e fare tutto daccapo".

 

E poi: "Seguo su TikTok persone della mia generazione che ancora non hanno il passaporto italiano e questo mi fa uscire di testa. Non esiste che, nel 2024, ci siano ragazzini e ragazzine che non possano completare la propria identità. Sono nati qui, cresciuti qui, mangiano e parlano italiano, eppure viene detto loro: 'Eh no, siete nigeriani'. Magari non sanno niente del Paese di origine dei loro genitori, o magari sì...Ma chi se ne frega!".

 

Myriam Sylla parla anche del rapporto con il suo corpo: "Fin da piccola non mi vedevo come le altre. Rispetto alle coetanee ero più grande, non solo in altezza ma in stazza - tant'è che preferivo stare coi maschi, per non sentire il confronto e il giudizio. Il primo ragazzo a cui ho chiesto di diventare il mio fidanzato - convinta che mi avrebbe detto di sì perché sapevo di piacergli - mi ha risposto: 'No, ti vedo come un'amica'. Solo ora ha confessato che era attratto, ma si vergognava di mettersi con me".

 

Sylla parla anche della bulimia. "Quando sono andata via di casa per giocare a pallavolo, lontana dalla famiglia e dalla stabilità, ho iniziato a vomitare dopo mangiato. Come me, un'altra compagna. Io lo sapevo che era sbagliato. Abbiamo cercato di aiutarci a vicenda per smettere. E per fortuna, quando la mia tutor intuì cosa stava succedendo, tolse le chiavi dalla porta del bagno". L'intervista completa è disponibile sul numero di Vogue Italia di gennaio in edicola.

 

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