“Mio figlio Lorenzo Musetti è un top ten ma la mia vita non cambia, mi piace così”

16 ore fa 8

AGI - C'è un signore di 57 anni che domenica notte, appena finito il derby azzurro di doppio tra i fratelli Berrettini e Musetti-Sonego si è messo in macchina e da Roma è tornato nella sua Carrara, guidando per 400 chilometri. “Domani io e mia moglie Sabrina dobbiamo tornare a lavorare, io sono operaio in una cava di marmo, lei segretaria”.

 

Non è uno dei tanti appassionati che affollano il Foro ma Francesco Musetti, il papà di Lorenzo, l'azzurro appena entrato nella top ten. L'Agi ha seguito il doppio che suo figlio e l'altro Lorenzo hanno vinto con un supertiebreak al cardiopalma (6/7-6/2-10/8) in tribuna accanto a lui, in jeans, giacca blu, sneaker e battuta pronta, il primo di una fila composta da amici storici di Lorenzo, la mamma, gli zii: tra tanti “Dai Lore”, incitazioni a Sonego, complimenti sinceri agli avversari (“li conosco da quando erano bambini,”) battute da circolo rivolte al figlio (“La seconda a 130 km all'ora potevo servirla pure io”) e riflessioni su cosa significa essere il padre di un campione.

 

Papà Musetti non sarà martedì sul Centrale a vedere suo figlio contro Daniil Medvedev perché, chiarisce, deve lavorare e non ha mai pensato di cambiare lavoro (il suo è indubbiamente usurante) e tantomeno di lasciarlo: “La mia vita mi piace così com'è”. Ma una settimana di ferie per stare seguire suo figlio a Roma? “Le abbiamo già prese, siamo stati a vedere Lorenzo a Montecarlo, basta”. Un'etica del lavoro molto simile a quella dei genitori di Sinner, Hanspeter e Siglinde.

 

Di diventare coach di suo figlio, come il papà di Tsitsipas, racconta mentre Sonego sbaglia un dritto (“il dritto di Sonny stasera non sta dentro neanche con la canala, dalle nostri parti si dice così) non gli è mai passato per la mente: “È un lavoro complicato, per carità, non l'ho mai preso in considerazione. Ho affidato Lorenzo a Simone Tartarini quando aveva otto anni e mezzo e l'ha portato alla top ten, un rapporto così solido e duraturo è una cosa rara”.

 

Al tennis però l'ha iniziato lui che aveva una classifica più che buona, era un 3/5 e Lorenzo si è appassionato subito: “È diventato subito una fissazione, giocava in ogni momento, se non trovava qualcuno si allenava al muro, l'ha consumato”. Secondo Francesco, da un mese a questa parte, con la finale a Montecarlo e poi la semifinale a Madrid, suo figlio è migliorato molto, soprattutto di testa: “È maturato e credo che questo si debba anche alla paternità, a suo figlio Ludovico, la nostra gioia, stasera è a casa con la mia consuocera visto che noi siamo tutti qui”.

 

Il papà che scherza sul giudice di sedia che parla inglese (“ma perché se siamo tutti italiani qui?”) sul killer point conquistato dal figlio e Sonego sul 4/2 al primo set (“E' andata bene va”), dei margini di miglioramento li ha individuati: “Delle volte Lore è troppo attendista in campo, deve andare a prendersi il punto”. E poi c'è la questione, antica, degli improperi di Lorenzo, talvolta anche pesanti, in campo: “Ora fortunatamente si sta controllando un po' di più, è che ce l'ha sempre avute lì sulla bocca…”.

 

I margini di miglioramento li individua anche all'inizio del secondo set dopo che i due Lorenzo hanno perso il primo: “Ora dovrebbe cedere un po' Jacopo, dovrebbero tirare su di lui, e poi devono farli muovere di più da fermi i due Berrettini sono micidiali”.

 

Vittoria da segnare con il circoletto rosso? “Il bronzo alle Olimpiadi nel tennis e nella vita nostro nipote”. E poi c'è ovviamente “l'ingresso tra i magnifici dieci (Lorenzo ora è 9) un traguardo stratosferico, ma festeggiato con sobrietà: “Siamo andati tutti a cena insieme a Sanremo, niente di più”. Il match va avanti fra accelerazioni e momenti di disorientamento della coppia.

 

I due Lorenzi alla fine vincono al tiebreakkone, nel giorno del trentesimo compleanno di Sonego, con il “tanti auguri a te” intonato dai tifosi prima dell'inizio del match. “Sono felice,  soprattutto per Sonny perché mio figlio è ancora nel singolare e lui purtroppo è uscito subito”. Adesso è ora di partire. Domani si lavora.

 

 

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