AGI - “Sono proteste che mi colpiscono due volte, per la carica di brutalità ma soprattutto perché hanno scelta di dirigersi verso la lettura e la scrittura. Sono sbalordita che si vada a colpire la cultura perché è l'unico strumento che ci resta per combattere l'odio”. La scrittrice ebrea Lia Levi, 93 anni, è al Salone del Libro di Torino, dove stamattina ha presentato, fortunatamente senza subire contestazioni, il libro ‘Cara nonna, caro nipote' (Il Battello a vapore) dialogo intergenerazionale scritto con il nipote Simone Calderone.
Levi, scampata alle persecuzioni nazifasciste, e che ha fatto della memoria ebraica la “mission” della sua produzione letteraria è arrivata ieri a Torino, testimone delle proteste proPal che si sono abbattute ieri sul Salone dal libro e all'università: con scontri all'ingresso del Lingotto e la contestazione da parte dei Pro-Pal dell'incontro di Nathan Greppi autore de ‘La cultura dell'odio' con il presidente della comunità ebraica Dario Disegno e Claudio Vercelli (che alla fine hanno rinunciato al dibattito) e l'attacco ai protagonisti dell'Unione dei giovani ebrei ai quali è stato impedito di tenere al campus universitario Luigi Einaudi sul “diritto allo studio in contrasto all'antisemitismo in università”.
“Tutti diciamo che bisogna rifarsi al pensiero e al ragionamento, qui si colpisce la scrittura e la lettura, agendo addirittura attraverso testi di scrittori ebrei vittime del nazismo come Primo Levi“ continua Lia Levi al telefono con Agi. Si riferisce all'installazione sul tetto del Lingotto, comparsa proprio ieri, a cura dello street artist veneto Orlando di una bandiera della Palestina sulla quale spiccava la scritta di una frase tratta da ‘Se questo è un uomo' di Primo Levi. “Sono sbalordita che si vadano a colpire libro e scrittori – chiarisce - Agire sui simboli della cultura ebraica come Levi o come il Nobel Isaac Bashevis Singer (sui cui romanzi in una libreria milanese qualcuno è riuscito ad apporre l'etichetta ‘Questo libro uccide' ndr) ha qualcosa di più della mancanza dirispetto personale”. Per Levi “è una mancanza di rispetto universale”.
Di cosa parla il libro
In ‘Cara nonna, caro nipote' il libro per ragazzi scritto a quattro mani da Lia Levi e suo nipote Simone Calderoni hanno scelto di dare vita a un dialogo intergenerazionale che mette in campo con lo stile di un compito in classe (i due si danno scherzosamente giudizi e voti) un confronto su ricordi di infanzia, esperienze scolastiche, sogni, primi passi nel mondo del lavoro, passioni. E ancora, la lotta tra un'analogica come Levi che scrive i suoi romanzi rigorosamente a mano, e un nativo digitale come Simone.
Lia racconta con la sua consueta leggerezza l'indelebile esperienza relativa alla sua cacciata dalla scuola pubblica, per effetto delle leggi razziali, Simone della fatica dovuta alla sua dislessia, con relativi atti di bullismo (oggi è anche tutor di ragazzi dislessici). Sofferenze imparagonabili, ma Levi non minimizza: “Ogni dramma va elaborato, ogni dolore va affrontato”. Ma l'essenza del libro sta soprattutto ne “l'importanza di passare la fiaccola – sottolineata da Levi - del trasmettere l'entusiasmo per la letteratura e l'emozione che ti regala una poesia, il cinema o un libro speciale”.