AGI - Scaramanzie e sgambetti, preghiere e colpi di scena. Inter e Napoli si preparano alla volata finale per lo scudetto al termine di una stagione infinita, logorante, interminabile. E lo si vede dalle ultime partite. Il gioco si è fatto più sporco, le gambe pesano, gli allenatori strepitano, urlano, e si fanno espellere. Insomma, le ultime partite nonostate un concentrato di rocambolesche sofferenze con i tifosi partenopei a cantare "Pedro Pedro Pedro Pedro Pe..." per le vie della città e i nerazzurri a chiedere un favore al Cagliari, rievocando antiche amicizie di morattiana memoria.
Stavolta, però, il verdetto è inevitabile. Che sia il trionfo di una tra Inter e Napoli o, clamorosamente, un arrivo a pari punti che spalancherebbe le porte a uno storico spareggio. Un'ipotesi da giocatore d'azzardo, certo. Ma non così folle da poterla già escludere. In questa corsa, tutto è ancora possibile.
Un punticino da difendere
Con un punto di vantaggio e ospitando il Cagliari già matematicamente salvo, il Napoli ha tutto dalla sua per conquistare il quarto titolo di campione d'Italia. L'Inter, invece, farà visita al Como sperando in una clamorosa combinazione che gli permetta di confermarsi campione. Fino a poco tempo fa poco visibili, ora le bandiere azzurre con il numero quattro spuntano ovunque: tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli, alle finestre dei palazzi e nelle vetrine del centro. Alla faccia della scaramanzia, dei cornetti, dell'attesa spasmodica, tesa, vibrante. Qualcuno ha già alzato il piede, è partito in anticipo – forse in fuorigioco – convinto che l'appuntamento con la Storia sia già fissato. Contro il Cagliari, rivale mai amato, pochi credono in sorprese. L'arsenale è pronto: fuochi d'artificio, petardi, strade trasformate in palcoscenici. Napoli si prepara a ballare tutta la notte, a illuminare la città fino al primo raggio di sole.
A Napoli e nell'hinterland sono stati installati maxischermi nelle principali piazze. Due anni dopo l'ultimo scudetto e una stagione successiva chiusa al decimo posto, la squadra può tornare a festeggiare un titolo che sarebbe il quarto della sua storia, dopo quelli del 1987, 1990 e 2023. La situazione è chiara: se il Napoli di Antonio Conte batte il Cagliari, sarà matematicamente campione d'Italia. Indipendentemente da cosa farà l'Inter in casa del Como.
“Straordinario e inaspettato”
Conte parla da mesi di “qualcosa di straordinario e inaspettato”. Quando è arrivato, lo scorso luglio, ha trovato un ambiente spento, reduce da una stagione deludente dopo lo scudetto targato Spalletti nel 2023. Con il suo stile diretto e decisionista, ha rimesso ordine nello spogliatoio e rafforzato la squadra con gli innesti di Romelu Lukaku e Scott McTominay. Ha però perso due pezzi fondamentali: Victor Osimhen, finito al Galatasaray, e Khvicha Kvaratskhelia, ceduto a gennaio al Psg.
Ma venerdì, per la partita decisiva, Conte non sarà in panchina: espulso nell'ultimo turno dopo un battibecco con un membro dello staff del Parma, dovrà assistere dalla tribuna. Contro il Parma, il Napoli non è andato oltre lo 0-0, sprecando una chance importante e perdendo virtualmente il primo posto per 28 minuti: il tempo in cui l'Inter, avanti due volte contro la Lazio, ha accarezzato la vetta prima del pareggio firmato Pedro. L'attaccante spagnolo è stato omaggiato in tutti i modi e si è conquistato, di diritto, un posto tra le statuine simbolo della tradizione cittadina.
Anche Inzaghi squalificato
Anche Simone Inzaghi non sarà in panchina per Como-Inter: il tecnico è stato squalificato per proteste dopo il rigore concesso alla Lazio sul finire del match di San Siro. A otto giorni dalla finale di Champions League contro il PSG, l'Inter è obbligata a vincere a Como. La squadra allenata da Cesc Fàbregas e imbattuta da otto giornate, con sei vittorie, per sperare nel ventunesimo Scudetto. In campo scenderanno molte delle riserve, in vista proprio della finale di Monaco di Baviera.
La scelta è quella dei toni piatti, del silenzio concentrato. L'idea è quella di passare presto in vantaggio e mettere pressione al Napoli, aspettando poi un regalo dalle tinte rossoblu. Certo, l'andata all'Unipol Domus, finita 4-0 per i partenopei, non autorizza a grandi speranze ma il calcio è bello per questo. Ogi partita non è finita finché, nello stadio, non risuonerà il triplice fischio dell'arbitro.