AGI - "All'inizio mi sono agitata, ho pensato di essere morta, sono pur sempre una bambina, irragionevole e dispotica. Se mia madre mi aveva portato nell'acqua, ora lei dov'e? Dove sono le code delle sirene? Un momento prima ero tra le braccia di un lupo, no, quelli erano i suoi denti, no, forse era solo un sogno, poi e arrivato un uomo che mi ha preso in braccio, poteva essere un cacciatore venuto a mandare via il lupo, poteva essere mio padre che non avevo riconosciuto? L'erba sulla schiena e poi le braccia che mi avvolgono, una scia luminosa nel cielo sembrava guardarmi, chiedermi, forse, se avessi un desiderio da affidarle. Ora, se guardo in alto non c'e piu cielo e neanche la stella, ma questo soffitto che e solo cielo piu compatto, dove la mano sbatte, si fa male e torna indietro. Sento voci, ma confuse, qualcuno azzarda che sono morta, ma io non sono affatto morta e vorrei che lo sapessero, pero alla fine mi danno ragione, tanto che immagino mi abbiano sentita. Sento le vene del mio collo pulsare, e non capisco bene se questo basti a dirmi viva. Ho ancora un collo? Posso toccarlo? A poco a poco comincio a capire dove mi trovo, non sono fuori, non sono neanche dentro una casa, ne dentro una cassa, sono io, Anja, dentro me stessa, e sto dormendo. Devo dirlo a qualcuno, che prima di addormentarmi ho visto una stella, bisogna che le dia un nome, affinchè non scompaia. Ancora una cosa: se questo e un sogno, non voglio svegliarmi".
Il brano è un estratto del romanzo "I Bambini dormono ancora" di Carmela Scotti (edito da Collana Selvatica Wudz Edizioni), che racconta uno dei fenomeni più simbolici del nostro tempo: la sindrome della rassegnazione. Una Spoon River contemporanea di anime cadute in un prodigioso sopore che in questo mondo proprio non ci vogliono tornare - se non quando sarà un luogo migliore.
Un libro sulla perdita e la riconquista, sul desiderio di essere vivi, quando tutto il resto sembra perduto. Un libro sul destino dei tanti bambini vittime di tutti i conflitti. Ma cosa è la sindrome della rassegnazione di cui si parla nel libro?
"In Svezia - spiega all'AGI Scotti - negli ultimi trent'anni, centinaia di bambini sono caduti in uno stato simile al coma e in quella condizione sono rimasti per mesi, a volte per anni. Soltanto tra il 2015 e il 2016, 169 bambini, figli di famiglie di rifugiati in attesa di permesso di soggiorno, si sono addormentati e non hanno più riaperto gli occhi per mesi, nonostante le sollecitazioni esterne.
Lo strano fenomeno, denominato sindrome della rassegnazione (da Uppgivenhetssyndrom che significa letteralmente "arrendersi", in lingua svedese), e stato registrato per la prima volta in Svezia alla fine degli anni Novanta, ma diversi altri casi si sono manifestati in anni più recenti. Nel 2018, la stessa forma di apatia e comparsa a Nauru, un'isola nel Pacifico che accoglieva un campo per i rifugiati richiedenti asilo in Australia. A dodici tra i 208 richiedenti asilo è stata diagnosticata una condizione di catatonia. Nel 2019, alcuni casi sono stati registrati in un campo di rifugiati nell'isola greca di Lesbo".
Perchè la Svezia?
"Li' si sono manifestati i primi casi, quelli studiati da Suzanne òSullivan nel libro The Sleeping Beauties: And Other Stories of Mystery Illness, e dai quali sono partite le mie ricerche. E perchè la Svezia - dice la scrittrice - con i suoi silenzi, con i suoi paesaggi imbiancati, ovattati, mi sembrava il luogo ideale per tendere l'orecchio al sonno inquieto di questi bambini, e provare a capire le loro ragioni".
Piccoli che vivono in zone di guerra, si abituano a convivere con il sibilo delle bombe, a scappare, a non mangiare, a giocare con un bimbo e un'ora dopo a non vederlo più perchè colpito da una bomba. Un libro pensato quindi anche per loro?
"Ho pensato a tutti i bambini del mondo - prosegue l'autrice - vittime inermi dei moltissimi conflitti che insanguinano il Pianeta, e che non accennano a fermarsi. I bambini non hanno voce in capitolo, non possono che decidere una sorte decisa per loro dai fucili, dalle bombe, dalle granate. Per questo, molti di loro scelgono la lingua del sonno, l'unica a disposizione per farsi ascoltare".
Si può fare qualcosa per uscire da tutto questo
"Quello che le Istituzioni possono fare - dice ancora Scotti - quello che tutti gli adulti possono fare, è restituire a questi bambini un mondo in cui valga la pena di vivere, libero dalle guerre e dalla violenza. Soltanto creando un ambiente esterno sereno, a misura di bambino, a misura 'umanà, si può restituire a queste piccole vittime una vita degna di questo nome". E questa, è un'opera che la scrittrice dedica "a tutte le vittime innocenti di tutte le guerre. Quelle già combattute, quelle in corso e quelle che, ahimè, - conclude - scoppieranno in futuro".