AGI - È un'architettura che sa essere design ma anche riflessione filosofica, che sa essere scienza e che sa ripensare stili di vita e abitudini. Un'architettura che pone al centro temi come la sostenibilità, lo sfruttamento delle risorse, la guerra e le migrazioni. Che, come detto dal presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco alla pre-apertura della 19esima edizione della Biennale architettura marca lo scostamento dal "cogito ergo sum", all' "habito ergo sum", e che non a caso prende vita a Venezia dove ogni ponte "descrive la fatica, il genio e l'ingegno del far apparire la terra" e dove è chiara la "distinzione tra il dimorare e il soggiornare"
Tra i padiglioni della Biennale Architettura c'è davvero di tutto: riflessioni stilistiche, sui materiali, sulla complessità dell'epoca che stiamo vivendo, senza dimenticare riscaldamento globale, sostenibilità, guerre e migrazioni. Un'offerta culturale talmente complessa e varia che può confondere.
Ecco i cinque padiglioni imperdibili di una delle edizioni più "filosofiche" di sempre.
Corderie - Arsenale
Il senso di soffocamento è chiaro e lampante all'ingresso del padiglione principale. Un calore che toglie il fiato. L'installazione The Third Paradise Perspective vede decine di condizionatori che invece che espellere aria calda, la reimmettono nell'ambiente lavorando al contrario e mostrando le conseguenze per l'ambiente di azioni che riteniamo banali. Un incipit che lancia subito il suo allarme sulle temperature record che la Terra sta raggiungendo. E così anche tutte le altre installazioni dello stesso padiglione parlano di un punto di rottura, di un limite, di una soglia a cui ci avviciniamo sempre più, in una oscillazione costante tra il chiedersi cosa fare e se non sia già troppo tardi.
Padiglione Italia - Arsenale
C'è l'Italia vista dal mare, ci sono gli oltre 8mila chilometri di coste nazionali, ci sono le aziende, i traffici, i commerci. Ci sono le mappe dei cavi dati sottomarini, i rilievi montuosi visti dal mare e calcolati dal fondale marino (da lì l'Etna conta 3.350 metri di altezza e la Marmolada 3.343). Guendalina Salimei è la curatrice del progetto TERRÆ AQUÆ. L'Italia e l'intelligenza del mare. Un padiglione che raccoglie l'eterno rapporto tra una terra (l'Italia) e la non-terra che da sempre la permea (il Mar Mediterraneo).
Padiglione Santa Sede – Complesso di Santa Maria Ausiliatrice
Si intitola "Opera aperta" l'installazione della città del Vaticano, e non potrebbe esserci nome migliore. Si tratta di un'installazione che è essa stessa architettura e recupero dove l'opera d'arte "è un processo collaborativo che coinvolge un team internazionale e collettivi locali". Non c'è nulla di esposto, ma ci sarà a conclusione della Biennale. I sei mesi di esposizione serviranno infatti ad avviare il progetto di restauro e riqualificazione del Complesso di Santa Maria Ausiliatrice. L'opera d'arte che è il fare dell'opera d'arte e il recupero di quello che, costruito nel 1171 per essere ospizio per i pellegrini, divenne poi l'ospedale più antico del centro di Venezia, prima di essere trasformato, nel Settecento in asilo, scuola e convitto.
Padiglione Marocco - Arsenale
Materiae Palimpsest combina le tradizionali tecniche costruttive dell'artigianato marocchino con le tecnologie digitali contemporanee. Attraverso il dialogo tra artigiani locali, custodi delle tecniche tradizionali, e architetti e ingegneri che impiegano strumenti all'avanguardia, il progetto vuole dimostrare come questa sinergia possa generare nuove forme architettoniche. Guardando ai metodi costruttivi tradizionali, ma sfruttando al contempo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie apre scenari inediti per il futuro dell'architettura sostenibile.
Padiglione Islanda - Castello 2125
La distanza tra condizioni ambientali estreme e spazi vivibili si riduce in Lavaforming. Il progetto esplora come l'architettura possa interagire con un ambiente inospitale e in continuo mutamento proponendo soluzioni innovative per controllare i flussi lavici e trasformarli in materiali da costruzione sostenibili, ridefinendo quindi il rapporto tra urbanizzazione e natura. All'interno del Padiglione Islanda, la lava, da forza distruttiva, si trasforma in un elemento chiave per la costruzione sostenibile. Attraverso metodi ingegnosi, il progetto dimostra come questa risorsa possa contribuire a ridurre significativamente le emissioni di CO2 e limitare le dannose attività di estrazione mineraria.