Fisco, come cambiano Irpef e detrazioni per il ceto medio

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AGI - Il Senato ha approvato il Dl Irpef, varato dal Cdm lo scorso 23 aprile, pensato per correggere un difetto di coordinamento tra il decreto attuativo della delega fiscale che prevedeva per il solo 2024 la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3, meccanismo reso poi strutturale dall'ultima legge di bilancio. Il decreto, da convertire in legge entro il 22 giugno, passa ora all'esame della Camera.

Revisione del testo

La revisione del testo era stata sollecitata dai Caf e dalla Cgil durante il mese di marzo, visto che le stime elaborate dai consulenti fiscali per il calcolo degli acconti producevano importi ancora basati sul vecchio sistema di aliquote. Il via libera al testo arriva a poche ore dalla ripresa del dibattito all'interno della maggioranza di governo sui prossimi passi in materia di politiche fiscali, oggetto di una riforma che finora ha prodotto 16 decreti delegati e 4 testi unici.

Politiche fiscali

La premier Giorgia Meloni e Forza Italia spingono per il taglio delle tasse anche in favore del ceto medio - si parla di una possibile correzione per i redditi fino a 60 mila euro - mentre la Lega sostiene il progetto della pace fiscale, con la rottamazione delle cartelle in 120 rate tutte uguali da pagare in 10 anni. La questione sarà probabilmente il cuore della prossima manovra in autunno, quando saranno chiare le risorse reperite con la revisione dei termini del concordato preventivo biennale, la nuova scadenza è stata fissata al 30 settembre.

Taglio dell'Irpef

Per procedere al taglio dell'Irpef per il ceto medio si stima servano tra 2,5 e 4 miliardi di euro. Il concordato non aveva fornito il gettito sperato dal governo, con la raccolta che si era fermata a 1,6 miliardi, dato che avevano aderito 600mila contribuenti su 4,5 milioni potenzialmente interessati. Il governo aveva provato a ridurre la pressione fiscale sul ceto medio già con l'ultima legge di bilancio, ma erano mancate le risorse necessarie.

Dichiarazione dei redditi

Intanto, in queste settimane i contribuenti sono alle prese con la dichiarazione dei redditi, dal 15 maggio al 30 settembre è possibile inviare la precompilata ricevuta dalle Entrate. Da quest'anno è scattata una nuova modulazione delle detrazioni per i lavoratori dipendenti, in particolare per i redditi sopra i 50mila euro, e per le agevolazioni familiari.

Contenuti del Dl Fiscale

Per sostenere il correttivo sull'acconto Irpef, che consente il calcolo modulato sulle tre aliquote, il fondo di parte corrente viene incrementato di 245,5 milioni di euro per l'anno 2026. Alla compensazione degli oneri in termini di fabbisogno e indebitamento si provvede mediante riduzione del Fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente. Nella relazione illustrativa del provvedimento viene spiegato quello che è successo: "Limitatamente al periodo d'imposta 2024, sono state rimodulate le aliquote Irpef riducendo a tre gli scaglioni di reddito ed è stato innalzato il limite di reddito della no tax area previsto per i lavoratori dipendenti portandolo allo stesso livello di quello in vigore per i pensionati". La correzione sull'acconto viene operata sostituendo la frase "i periodi d'imposta 2024 e 2025" con "il periodo d'imposta 2024".

Riordino delle detrazioni

La nuova soglia per la detrazione sul lavoro dipendente sale a 1.955 euro per chi ha redditi fino a 15 mila euro. Per evitare però che l'incremento della detrazione escluda dal cosiddetto 'bonus 100 euro' viene previsto un correttivo: chi guadagna fino a 20 mila euro riceverà una somma aggiuntiva che non concorre alla formazione del reddito. Dal 1 gennaio 2025, per i soggetti con reddito superiore a 75.000 euro, vengono fissati alcuni limiti per la fruizione delle detrazioni, mediante un meccanismo di calcolo fondato su due parametri: il reddito complessivo; il numero di figli fiscalmente a carico. In sostanza, si prevede una riduzione progressiva, all'aumentare del reddito, dell'ammontare massimo degli oneri e delle spese detraibili, accompagnata da una maggiore tutela per le famiglie numerose o con figli con disabilità accertata.

Fiscal Drag

Nel passaggio dal regime fiscale del 2022 a quello 2025, stima l'Ufficio Parlamentare di Bilancio, con l'accorpamento a tre aliquote, il maggiore prelievo associato a 2 punti percentuali di inflazione è stato "più alto di circa 370 milioni (+13 per cento)". In un contesto in cui la dinamica retributiva, annota il Rapporto annuale sulla politica di bilancio, "è già risultata insufficiente a compensare l'inflazione, l'intensificazione del prelievo fiscale derivante dall'interazione tra quest'ultima e la progressività dell'imposta rischia di erodere in misura considerevole gli incrementi nominali delle retribuzioni, con potenziali ricadute negative sui consumi e sulla domanda interna". Insomma, l'accorpamento delle aliquote Irpef, per l'Upb "se, da un lato, dà maggiore stabilità al sistema", dall'altro aumenta "la sensibilità dell'imposta personale sul reddito all'inflazione soprattutto per i lavoratori dipendenti".

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