Ecco i dodici finalisti del Premio Strega 2025. Bajani, Nori e Terranova tra i finalisti

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AGI - C'è un filo che attraversa le dodici opere selezionate per il Premio Strega 2025: il desiderio di interrogare il presente attraverso storie intime, biografie sorprendenti, rievocazioni storiche e riflessioni sulla memoria. Generazioni, Paesi, generi letterari diversi si intrecciano in un mosaico che testimonia la vitalità della narrativa italiana contemporanea e un premio che si conferma specchio di un panorama letterario complesso e stratificato, dove la narrazione è ancora uno strumento per capire chi siamo.

 

 

Valerio Aiolli in 'Portofino blues' (Voland) proposto da Laura Bosio, ricostruisce il misterioso caso della scomparsa della contessa Francesca Vacca Agusta nel 2001, trasformando un fatto di cronaca in un romanzo denso di riflessioni sulla società e sulla memoria collettiva. Portofino, icona del turismo di lusso, si trasforma qui in scenario interiore, dove l'immagine si fa più importante della realtà e il silenzio diventa racconto.
'La signora meraviglià (Sellerio) di Saba Anglana, proposto da Igiaba Scego, intreccia autobiografia e fiction per raccontare la ricerca di identità e appartenenza di una donna italo-somala, esplorando temi di migrazione e radici culturali.

È un'opera radicata nel Mediterraneo e nei suoi conflitti, che attraversa generazioni di donne e mette al centro la forza della narrazione orale e della memoria, tra Italia, Somalia e migrazioni.

Andrea Bajani torna con 'L'anniversario' (Feltrinelli) proposto da Emanuele Trevi, una riflessione potente sull'amore, la fine, il lutto. Una coppia in crisi si ritrova a confrontarsi con la morte della madre di lui, mentre le parole non dette e il tempo che scorre diventano protagonisti silenziosi. Bajani costruisce una prosa precisa e commossa, sempre in bilico tra il reale e l'astratto.

 

 

Con 'Poveri a noi' (Ventanas), il giovane autore barese Elvio Carrieri proposto da Valerio Berruti firma un romanzo picaresco, ironico e tragico insieme, ambientato in un Sud iperreale dove le disuguaglianze si trasformano in grottesco. È un libro che attraversa il degrado e lo fa con una lingua sporca e viva, spingendo il lettore a confrontarsi con l'invisibile e il marginale offrendo uno sguardo ironico e profondo sulla generazione Z.

 

Deborah Gambetta, in 'Incompletezza' (Ponte alle Grazie) proposto da Claudia Durastanti, sceglie invece di raccontare la vita di Kurt Goedel, il grande matematico, con una voce narrativa limpida che unisce rigore e poesia. Il libro è un saggio romanzato che tocca il mistero dell'intelligenza, della follia e del bisogno umano di cercare verità che sfuggono.

 

Wanda Marasco, con 'Di spalle a questo mondo' (Neri Pozza), proposto da Giulia Ciarapica, costruisce un intenso romanzo familiare, dove Napoli è al tempo stesso sfondo e protagonista. È una scrittura densa, lirica, che attraversa il dolore della perdita e l'ostinazione del ricordo, rendendo la storia privata una parabola universale.

 

Renato Martinoni in 'Ricordi di suoni e di luci' (Manni) proposto da Pietro Gibellini rievoca la figura di un poeta dimenticato, disegnando una biografia letteraria che è anche un'indagine sulla follia e sull'arte. Il libro è una riflessione delicata sul talento che si consuma nel silenzio e sull'amicizia come luogo di resistenza.

 

 

Paolo Nori, con il suo 'Chiudo la porta e urlo' (Mondadori) proposto da Giuseppe Antonelli, torna a raccontare la Russia e se stesso. Un memoir che fonde l'ironia all'autobiografia, in un ritmo unico e riconoscibile. Nori riflette sull'identità, il potere della parola e sul senso di appartenenza, facendo della letteratura una forma di resistenza personale e politica. 

 

'Perduto è questo mare' (Rizzoli) di Elisabetta Rasy, proposto da Giorgio Ficara, è una narrazione storica e personale: seguendo il percorso di donne scrittrici e viaggiatrici nel Mediterraneo, l'autrice racconta l'amicizia trentennale con lo scrittore Raffaele La Capria, esplorando temi di memoria, amore e perdita e intreccia biografia e saggio, restituendo un mare inquieto e culturale, fatto di partenze, visioni e naufragi dell'anima.

 

Michele Ruol con 'Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia' (TerraRossa) proposto da Walter Veltroni, esordisce con un romanzo che, attraverso oggetti e ricordi, ricostruisce la vita di una famiglia dopo una tragedia, riflettendo sulla memoria e sull'identita'. Una raccolta poetica mascherata da romanzo: frammenti, parole spezzate, ricordi in forma di elenco. È il tentativo di mappare la perdita, personale e collettiva, in un mondo che sembra consumarsi troppo in fretta.

 

 

Nadia Terranova in 'Quello che so di te' (Guanda) proposto da Salvatore Silvano Nigro, si confronta con il tema del doppio legame madre-figlia. Lo fa esplorando la storia della sua bisnonna, intrecciando passato e presente in una narrazione intensa e personale, con la consueta eleganza della sua scrittura, capace di rendere la fragilità una forza e di far emergere il non detto da ogni parola trattenuta.

 

Chiude la lista Giorgio van Straten, con 'La ribelle (Laterza), proposto da Edoardo Nesi, una biografia romanzata di Nada Parri, partigiana e figura femminile fuori dal comune. È un omaggio al coraggio e all'indipendenza in un'Italia segnata dalla guerra e dalle contraddizioni della modernità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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