Dosi anche non letali di insetticidi devastano gli impollinatori

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AGI - Anche dosi non letali di insetticidi possono devastare le popolazioni degli insetti impollinatori, impedendone il processo di accoppiamento e minando così la loro funzione essenziale per l'agricoltura.

È quanto emerge da uno studio guidato dalla Pennsylvania State University e pubblicato su Science of The Total Environment. Gli autori hanno esaminato gli effetti dell'imidacloprid, un neonicotinoide tra gli insetticidi più utilizzati a livello globale.

I ricercatori hanno scoperto che l'esposizione all'insetticida, anche a livelli subletali, riduce il successo dell'accoppiamento nei bombi e altera la segnalazione chimica sia dei maschi che delle femmine. Inoltre, influisce negativamente sulla vitalità degli spermatozoi nei maschi e sull'accumulo di lipidi nelle femmine.

Implicazioni per la gestione agricola

Nathan Derstine, ricercatore post-dottorato presso la Facoltà di Scienze Agrarie, ha affermato che i risultati potrebbero contribuire a orientare la ricerca futura e a valutare i costi e i benefici dell'uso dei pesticidi negli agroecosistemi.

“Dato che il controllo dei parassiti è un aspetto così importante della produzione alimentare – ha affermato – sarà fondamentale trovare nuovi pesticidi o utilizzare approcci di gestione integrata dei parassiti che preservino le popolazioni di impollinatori senza compromettere i raccolti”.

Il declino globale 

Gli impollinatori come le api stanno affrontando un declino globale, ha affermato Derstine, e i pesticidi, inclusi i neonicotinoidi, sono tra i principali colpevoli. Dopo l'applicazione dei pesticidi ai semi o alle piante, queste sostanze chimiche persistono nel terreno, nel polline e nel nettare, offrendo agli impollinatori molteplici vie di esposizione.

Etya Amsalem, professoressa di entomologia e coautrice dello studio, ha spiegato che, sebbene gli effetti dei pesticidi sugli impollinatori siano stati ampiamente studiati, l'attenzione si è solitamente concentrata sugli impatti a breve termine.

“Al contrario, il nostro interesse per questo studio – ha spiegato – era quello di esaminare i risultati non immediatamente evidenti e che impiegano del tempo per influenzare la salute e le dimensioni della popolazione, come l'accoppiamento compromesso e la comunicazione chimica”.

Il metodo sperimentale

Per esaminare gli effetti dell'imidacloprid sul comportamento riproduttivo, Derstine e il suo team hanno esposto i bombi in laboratorio a concentrazioni molto basse dell'insetticida: sei o sessanta parti per miliardo per tre giorni, dosi simili a quelle presenti in natura.

Le femmine esposte o meno all'insetticida sono state messe insieme ai maschi per valutare eventuali modifiche nel comportamento sessuale. L'esperimento è stato poi invertito, con maschi esposti e femmine non esposte.

I ricercatori hanno anche analizzato la segnalazione chimica, misurando i composti feromonici dalla superficie corporea e dalle ghiandole dei bombi. Inoltre, sono stati valutati vitalità degli spermatozoi nei maschi e le riserve di grasso nelle femmine.

“Una bassa vitalità degli spermatozoi può compromettere le prestazioni della colonia di regine, e le femmine dipendono dalle riserve lipidiche per superare l'inverno e fondare nuove colonie in primavera”, ha detto Derstine.

Risultati e impatti a lungo termine

Dall'analisi dei dati, è emerso che gli effetti erano più marcati nelle femmine. Tuttavia, anche i maschi esposti all'imidacloprid hanno mostrato una riduzione del 41% nella quantità di sperma e del 7% nella vitalità degli spermatozoi nel gruppo da 60 parti per miliardo.

Amsalem ha concluso affermando che i risultati aumentano le preoccupazioni sugli effetti dei neonicotinoidi sulla salute degli impollinatori. Anche se parametri come sopravvivenza e riproduzione rappresentano un punto di partenza, probabilmente sono solo la punta dell'iceberg.

“Molti effetti dei pesticidi sono sottili, non facilmente osservabili e difficili da quantificare”, ha spiegato. Per questo, le valutazioni del rischio dovrebbero includere studi più a lungo termine e di tipo meccanicistico per comprendere appieno l'impatto ambientale.

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