AGI - La ripresa attesa per il secondo trimestre "è caratterizzata da una crescente incertezza" dovuta principalmente ai dazi. Lo rileva la Bce nel Bollettino economico. Nei primi mesi del 2025 l'andamento del PIL dell'area dell'euro "è stato verosimilmente positivo" ma le prospettive per il secondo trimestre "hanno risentito dei recenti shock avversi a livello mondiale (i nuovi dazi statunitensi e le possibili misure ritorsive, l'aumento dell'incertezza a livello internazionale, una maggiore volatilità nei mercati finanziari), nonché di shock interni più favorevoli, come le nuove politiche nazionali e a livello di UE relative alla spesa per le infrastrutture e la difesa". A marzo gli indicatori prospettici già mostravano un quadro eterogeneo, molto probabilmente riflettendo le difficoltà derivanti dagli annunci attesi sui dazi statunitensi.
Nel complesso, spiega l'Eurotower, "le prospettive per l'attività dell'area dell'euro si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali". È probabile che "la maggiore incertezza riduca la fiducia di famiglie e imprese e che la risposta avversa e volatile dei mercati alle tensioni commerciali determini un inasprimento delle condizioni di finanziamento". Si stima che tali fattori gravino sull'attività dell'area dell'euro nel secondo trimestre del 2025. Al tempo stesso, l'economia dell'area dell'euro ha comunque acquisito "una certa capacità di tenuta a fronte degli shock mondiali".
Purtuttavia, gli esperti dell'istituto di Francoforte ritengono che "la crescita nel medio periodo dovrebbe essere sostenuta da un mercato del lavoro solido, da redditi reali più elevati e da un credito gradualmente più conveniente, che dovrebbe favorire i consumi". Inoltre, le importanti iniziative politiche adottate a livello nazionale e dell'UE al fine di incrementare la spesa per la difesa e gli investimenti in infrastrutture "dovrebbero sostenere l'attività manifatturiera".
La tenuta del settore bancario
Il settore bancario dell'area dell'euro ha continuato a mostrare capacità di tenuta, con solide posizioni patrimoniali e livelli di redditività ancora elevati, nonostante le difficoltà legate alla debole crescita economica. Lo scrive la Bce nel Bollettino Economico, spiegando che nel quarto trimestre del 2024 la capitalizzazione delle banche si è mantenuta sostanzialmente stabile, con coefficienti patrimoniali ben al di sopra del 15 per cento e riserve di capitale volontarie superiori ai requisiti di capitale primario di classe 1.
Il rendimento del capitale delle banche è rimasto elevato, al 10 per cento, nel quarto trimestre del 2024, malgrado un aumento del fabbisogno di accantonamenti in alcune classi di attività e il calo del sostegno fornito dal margine di interesse rispetto al picco registrato nel primo trimestre del 2024.
L'obiettivo è l'inflazione al 2%
Il Consiglio direttivo della Bce "non intende vincolarsi a un particolare percorso dei tassi" ed è determinato ad assicurare che "l'inflazione si stabilizzi durevolmente sull'obiettivo del 2% a medio termine". Lo scrive l'Eurotower spiegando che "soprattutto nelle attuali condizioni caratterizzate da eccezionale incertezza, l'orientamento di politica monetaria adeguato sarà definito seguendo un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione". In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate "sulla valutazione circa le prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, la dinamica dell'inflazione di fondo e l'intensità della trasmissione della politica monetaria".
Per colpa dei dazi il rischio della crescita economica al ribasso è aumentato
"I rischi al ribasso per la crescita economica sono aumentati". È la considerazione contenuta nel Bollettino della Bce secondo cui "il considerevole acuirsi delle tensioni commerciali su scala mondiale e le incertezze a queste associate probabilmente indeboliranno la crescita dell'area dell'euro frenando le esportazioni e potrebbero comprimere gli investimenti e i consumi". Inoltre, "il deterioramento del clima di fiducia nei mercati finanziari potrebbe determinare condizioni di finanziamento più stringenti, accentuare l'avversione al rischio e ridurre la propensione di imprese e famiglie agli investimenti e ai consumi".
Non solo dazi, ma "anche le tensioni geopolitiche, come la guerra ingiustificata della Russia contro l'Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente, rimangono fra le principali fonti di incertezza. Allo stesso tempo un incremento della spesa per la difesa e le infrastrutture contribuirebbe alla crescita".